Il settore dell’olio e dell’ovicoltura europea sta attraversando una vera e propria crisi a causa del cambiamento climatico e dell’eccessiva siccità, soprattutto nella zona dell’Andalusia, in Spagna. Secondo il portale Gambero Rosso siamo di fronte ad un vero e proprio “punto di non ritorno”, anche perché è il secondo anno che la Spagna produce meno olio rispetto al passato, e ciò apre a degli scenari senza dubbio complicati. A confermare la crisi sono i prezzi, decisamente in rialzo, con dei picchi che possono arrivare fino a 16 sterline a litro nella grande distribuzione, come sottolineato dal tabloid inglese Guardian.



A complicare la situazione anche il blocco delle esportazioni di Paesi come Marocco e Turchia, che hanno sbloccato l’export una volta che è stata raggiunta la quotazione di mercato più alta possibile, con uno speculativo gioco al rialzo dei prezzi. Secondo il portale culinario, una situazione del genere porterà molto probabilmente al ripensamento della produzione delle olive globale, “senza correre il rischio di impattare, in particolare per l’Italia, sulle peculiarità varietali che da sempre contraddistinguono l’olivicoltura nostrana”. Negli ultimi anni il mercato dell’olio è cambiato, con livelli produttivi che sono cresciti nei Paesi del nord Africa e della Turchia, che però stanno registrando delle produzioni un po’ altalenanti.



OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA, PRODUZIONE EUROPEA IN CRISI: NAZIONI DELL’AMERICA LATINA IN CRESCITA

In crescita soprattutto le nazioni dell’America Latina, a cominciare dall’Argentina, che può vantare quasi 100mila ettari olivetati, e la prima produttrice dell’area, ma è soprattutto il Brasile la nazione in maggior espansione, con almeno 15mila ettari.

Stando a Gambero Rosso, la nazione verdeoro ha iniziato a produrre in maniera consistente e sostenibile nel biennio 20025-2006, ed oggi rappresenta una importante realtà in una zona, quella del Sud America, che in generale sta mostrando sempre più interesse verso l’olio extravergine soprattutto dopo la pandemia di covid. Nel 2020 Portogallo e Spagna hanno importato l’80 per cento del totale delle esportazioni brasiliane, ed è probabile che sarà proprio la produzione brasiliana che salverà il mercato europeo.



OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA: IMPENNATA DEI CONSUMI IN BRASILE

Tra il 2018 e il 2022 il mercato dell’olio in Brasile ha registrato un vero e proprio boom, tenendo conto che è passato da 58mila litri a ben 448mila, praticamente più di 5 volte, nel solo stato di Rio Grande do Soul. Assieme alla Serra da Mantiqueira, il Minas Gerais, San Paolo e Rio De Janeiro, sono le zone brasiliane che più si stanno concentrando sullo sviluppo di una produzione di olio extravergine in grandi quantità.

Interessanti anche i numeri delle esportazioni che sono quasi raddoppiate fra il 2013 e il 2020, passando da 73mila tonnellate annue a 104mila, dati del Consiglio oleicolo internazionale. Obiettivo del Brasile è creare ora un mercato che possa approfittarne della crisi delle nazioni europee, dando vita ad una produzione che possa soddisfare non soltanto il fabbisogno interno ma anche e soprattutto quello esterno.