L’olivastro millenario di Cuglieri e l’ulivo secolare di Cabras, in Sardegna, sono stati distrutti dall’incendio che ha divorato ettari di macchia mediterranea nell’isola, arrecando danni di grave entità all’ambiente. La furia delle fiamme ha sostanzialmente “cancellato” il monumento naturale di Tanca Manna, alla periferia di Cuglieri: un olivastro millenario, dicevamo in apertura, il cui fusto, di ben dieci metri, rappresentava la perfetta istantanea di un raro esemplare di archeologia botanica, silente testimone dell’incedere cadenzato del tempo.



A ufficializzare la terribile notizia è stata Maria Giovanna Campus, archeologa ed ex dirigente regionale; attraverso il suo profilo Facebook, la dottoressa ha dichiarato che, quando lei è giunta sul posto, “il tronco del nostro patriarca bruciava ancora e, avvicinandosi, si poteva sentire il crepitio del fuoco nel tronco e vedere il fumo che si innalzava e veniva disperso dal vento. L’aria odorava di morte e anche i colori erano colori di morte: morte di un giusto, che ha dispensato ombra e pure saggezza ai tanti chi sostavano sotto la sua chioma”. Una descrizione decisamente poetica, che contribuisce ad accrescere il rammarico per questa perdita storica.



INCENDIO IN SARDEGNA: IN FUMO ANCHE L’ULIVO DI CABRAS

Dell’olivastro millenario di Cuglieri erano stati in passato riconosciuti il valore e la bellezza, tanto da dichiararlo monumento naturale, con annessa realizzazione delle opere necessarie alla sua valorizzazione e alla sua fruizione. “Dopodiché – ha proseguito Campus –, ne avevamo segnalato orgogliosamente la presenza ai numerosi visitatori. Infine, abbiamo finito per trascurarlo, tanto che l’abbiamo abbandonato alle fiamme, mentre sarebbe bastata la pulizia dell’area circostante per proteggerlo e per conservarlo”.



Il fuoco ha lasciato traccia del suo passaggio anche a Cabras, ove il rogo ha divorato un ulivo secolare, avente più di 400 anni di vita. Si trovava nella zona di Maridioi e, come ha commentato il consigliere comunale Gianni Meli, la sua fine non può non lasciare l’amaro in bocca, in quanto figlia di “una mano assassina”. Quella stessa, folle mano che ha seminato, ancora una volta, morte e distruzione in landa isolana.