L’appendicite di Carlos Sainz gli ha cambiato la vita, perché così Oliver Bearman lo ha dovuto sostituire ed è diventato a Gedda il più giovane pilota a guidare la Ferrari in un Gp di Formula 1. Non ha sbagliato nulla, anzi ha chiuso al settimo posto. Il suo talento aveva già colpito Damon Hill, pensare però che fu respinto al primo tentativo per la patente, per colpa di un semaforo. «Ho amato ogni momento», racconta alla Stampa rievocando i recenti ed emozionanti ricordi. Rivela di adorare Andrea Bocelli e di non avere una canzone particolare per le gare, aggiungendo: «Cerco di tenere la superstizione al minimo perché fa male alla salute». Il giovane pilota inglese si sente come un bambino che ha realizzato il suo sogno, ma non è stato facile: «Ho sofferto fisicamente, soprattutto al collo. Lewis Hamilton mi ha praticamente tirato fuori dalla macchina».
Peraltro, il campione della Mercedes è il suo idolo: «Ma ho sempre avuto un debole per Sebastian Vettel». Il tedesco gli ha scritto due volte: «Prima della gara mi ha detto di godermela, dopo si è congratulato. Gli ho risposto che sono un suo grande fan». Nell’intervista, però, Oliver Bearman rivela di aver ricevuto anche un messaggio dal boss della Formula 1, Stefano Domenicali, che il mondo Ferrari lo conosce bene. Il collega preferito però è Charles Leclerc: «Lo era già, ma adesso ancora di più dopo aver visto come lavora e quanto è gentile». Il monegasco lo ha aiutato prima delle qualifiche e della gara, ma Carlos Sainz non è stato da meno: «Mi ha dato una grande mano durante il Gp».
“FERRARI? NON POTEVO PERDERE QUESTA CHANCE UNICA”
Per ora non rivedremo Oliver Bearman in Formula 1, visto che Carlos Sainz si è ripreso, quindi l’inglese è concentrato sulla F2. Dopo aver festeggiato ovviamente la grande occasione avuta: «Papà è dovuto partire appena finita la gara, non l’ho più visto. Tornato a Modena ho fatto una bella cena con tutti quelli della Ferrari, poi di nuovo al lavoro». Il giovane pilota vive in Italia da quando è entrato nell’Academy della Ferrari a fine 2021: «Prima più vicino a Maranello, ora a Modena. Ho fatto un upgrade». La sua giornata tipo è molto semplice: «Lunghe sessioni in palestra e al simulatore, fondamentale in uno sport che non dà la possibilità di allenarsi», racconta alla Stampa. Nell’intervista spiega di adorare il cibo italiano, oltre che il clima. Suo padre è stato un enfant prodige come lui, infatti all’età di 18 anni fondò Aventum Group, una multinazionale nel ramo assicurativo, e ha fatto anche il pilota come suo nonno.
La madre di Oliver Bearman però avrebbe preferito che proseguisse gli studi: «Sarà sempre un po’ triste per il fatto che ho rinunciato all’università, non voleva che lasciassi gli studi nemmeno quando la Ferrari è diventata un’ipotesi concreta. Ma non ero disposto a perdere questa chance unica e sono andato all-in: nel caso peggiore, avrei potuto ripensarci». Infine, per quanto riguarda un suo eventuale futuro in Formula 1: «Mi sento come se ci avessi messo un piede, sono più conosciuto di prima ed è grandioso. Ora so cosa mi sto perdendo: è una grande motivazione per il futuro».