Oliver Stone si è detto molto infastidito dai rallentamenti scaturiti dal rispetto delle necessarie regole post lockdown. Il noto regista, sceneggiatore e produttore ha concesso un’intervista al New York Times Magazine che rischia di fare molto rumore. Partendo proprio dalla situazione sul set, dal nuovo modo di fare film da lui definita assurda: “Tutto è diventato troppo fragile, suscettibile. Adesso a Hollywood non si può fare un film senza un consulente Covid. Non si può fare un film senza un consulente che stia attento a che non venga urtata la sensibilità di nessuno. È ridicolo”, ha tuonato Stone. Il regista ha poi polemizzato anche contro un’altra abitudine ‘un po’ esagerata’: “L’Academy cambia idea ogni cinque, dieci o due mesi sulle cose con cui deve stare al passo.” ha continuato.
Oliver Stone critica l’Academy e non solo!
Non è tutto, perché Oliver Stone ha continuano a lamentarsi, dichiarando che “Il politicamente corretto non è un concetto che mi interessa. Non siamo mai arrivati a un tale livello di follia. È come il tè di matti di Alice nel Paese delle meraviglie”. E se questi sono i problemi tecnici del ‘nuovo’ fare film, altrettanto pesanti per Stone sono quelli economici. Infatti dichiara: “Ho appena letto da qualche parte che adesso sarà molto costoso fare un film, perché bisogna prendere moltissime precauzioni e una lavorazione che dovrebbe durare 50 giorni ne dura invece 60. Poi c’è la distanza di sicurezza fra gli attori, se capite di cosa parlo”. Riserve, dunque, non mancano al regista che, tuttavia, non è affatto disposto a fermare i suoi lavori.