Ehud Olmert, ex premier di Israele dal 2006 al 2009, a lungo leader della destra nazionalista del partito Likud ed ex sindaco di Gerusalemme dal 1993 al 2003, al Corriere della Sera analizza la situazione del suo Paese: “Corriamo il pericolo gravissimo che Benjamin Netanyahu e i suoi alleati fanatici approfittino della crisi di Gaza per scacciare i palestinesi da tutti i territori occupati. Rischiamo la guerra regionale per questi messianici criminali”.  Secondo il politico, “dobbiamo fermarli, vanno anche contro la maggioranza degli israeliani, mi appello alla comunità internazionale che ci aiuti a farlo”.



L’ex premier, che volle l’operazione Piombo Fuso contro Hamas a Gaza e che cercò un compromesso con Abu Mazen, vede
Netanyahu e il suo governo una minaccia per Israele: “Lui e ministri estremisti religiosi come Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir non considerano la guerra di Gaza come un modo per distruggere Hamas, bensì come un corridoio per creare il caos, la fine dei tempi che per loro è parte di un disegno divino, approfittarne per buttare all’estero i palestinesi dei territori occupati e quindi annetterli allo Stato ebraico. Per loro anche gli arabi israeliani dovrebbero essere scacciati”. Per questo, secondo l’ex presidente “Israele deve annunciare subito che alla fine della battaglia contro Hamas è disposto a ritirare le truppe da Gaza a favore dell’arrivo di una forza di pace internazionale, destinata ad assumere il controllo per un tempo limitato. Va poi reso noto che noi siamo pronti a riprendere i negoziati per la partizione della terra e la creazione di uno Stato palestinese. Ora più che mai è necessaria una soluzione politica. Solo così la comunità internazionale potrà sostenere la nostra battaglia contro Hamas”.



Olmert (ex Premier Israele): “Dobbiamo separarci dai palestinesi”

Secondo Ehud Olmert, ex premier di Israele, andrebbero smantellate le truppe israeliane in Cisgiordania: “Noi ci terremo circa il 4,4 per cento delle terre occupate nel 1967, specie quelle nella zona di Gerusalemme e compenseremo i palestinesi con altre terre. Hanno tutti i diritti di avere la loro capitale a Gerusalemme est. Le zone sensibili come le moschee sulla spianata dovranno essere amministrate da un ente internazionale composto da cinque nazioni: Arabia Saudita, Giordania, Autorità palestinese, Israele e Stati Uniti sotto gli auspici delle Nazioni Unite. E la questione profughi va trattata nel contesto dell’iniziativa di pace israeliana. Ciò oltretutto isolerà Hamas, gruppo estremista nemico della pace e nemico anche del popolo palestinese, oltreché di tutto il mondo arabo moderato. L’Egitto, la Giordania e gli altri governi arabi che adesso condannano il nostro attacco su Gaza in realtà pregano segretamente che si distrugga Hamas una volta per tutte”.



Il mezzo milione di colonie sterà dunque “nelle loro case di Gerusalemme est, oltre a Ariel, Gush Etzion e Maale Adumim, ciò significa che dovremo spostare circa 200.000 coloni che andranno nelle zone destinate allo scambio territoriale”. Ad oggi, però, lo Stato palestinese sembra impossibile: per l’ex Premier la soluzione è però una soltanto. “Se vogliamo esistere come Stato democratico dobbiamo separarci dai palestinesi. Non abbiamo alternativa: non vogliamo l’apartheid, non vogliamo l’espulsione forzata, vogliamo il nostro Stato più piccolo ma sicuro”. Hamas e Jihad vanno però distrutte: “La pace e non cercano la coesistenza. Ai loro occhi noi siamo parte della civiltà occidentale che va combattuta. Nel 2005 noi ci siamo ritirati da Gaza e guardate cosa hanno fatto: il giorno dopo hanno iniziato a costruire gli arsenali di razzi da spararci contro”.