Ha ragione Enzo D’Errico a bollare sul Corriere del Mezzogiorno come schifo assoluto quello che è accaduto a Napoli in occasione della partita di calcio con l’Eintracht di Francoforte. Una guerriglia urbana tanto stupida quanto violenta che ha messo a ferro e fuoco il centro cittadino, ostaggio degli elementi più facinorosi delle due tifoserie.
Pura barbarie che una squadra modello come quella tirata su da Aurelio De Laurentiis e Luciano Spalletti certo non si merita. A parte i profili criminali che ci auguriamo saranno perseguiti con rigore, le partite – tutte le partite – vanno giocate e possibilmente vinte sull’appropriato terreno di gioco.
La domanda a questo punto è una sola: si poteva evitare questa orrenda macelleria le cui immagini hanno fatto il giro del mondo? Come spesso accade tutti gli attori in gioco vantano ragioni, più o meno fondate, per agire come hanno fatto. E dunque sembrerebbe che gli incidenti fossero ineludibili. Niente e nessuno avrebbe potuto opporsi.
Possibile? Possibile come in molti altri casi in Italia quando l’architettura delle scelte risulta sbagliata. Quando il sistema delle regole, cioè, è congegnato in modo tale che il rispetto formale della norma si traduce in un tragico errore perché nessuno è in grado o ha la volontà di porre un argine al male.
Nel caso in questione il questore Alessandro Giuliano aveva visto giusto quando aveva emesso un provvedimento per evitare l’arrivo in massa dei supporter tedeschi ben sapendo che cosa covasse sotto la cenere. Evitare la trasferta sarebbe stata la cosa più semplice e sensata. Ma le cose sono andate diversamente.
Ci si è messo di mezzo il Tar che ha accolto il ricorso partito dalla Germania e ha indotto le autorità di Polizia a emettere un decreto più blando, che limitasse la partecipazione senza poterla annullare perché, tutto sommato, non è praticamente possibile impedire il libero passaggio da un Paese all’altro dell’Unione europea.
Come sovrappeso si è aggiunto il Presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, che immaginando di difendere gli interessi degli appassionati del genere e del business in particolare si è messo di traverso alle misure più drastiche pure paventate minacciando ritorsioni verso chi le avesse previste e disposte.
E veniamo ai tutori dell’ordine pubblico accusati il giorno dopo di non aver saputo contenere la massa di teppisti – da una parte e dall’altra – che si è riversata in strada consentendo che si compissero gli scempi che ci sono stati. Troppo teneri, troppo distratti, troppo impreparati. Insomma, inadeguati al ruolo.
In realtà, nulla è lineare come potrebbe essere perché dai fatti di Genova in poi sono molto cambiate le regole d’ingaggio per le forze di Polizia e quelle assimilate che ben si guardano dall’attaccare le persone, anche se in assetto di guerra, perché qualsiasi graffio procurato potrebbe avere gravi conseguenze di vita e di carriera.
Dunque, torniamo al punto di partenza. Tutti sanno che potrebbe scoppiare la bomba e nessuno è in grado di disinnescarla, anche chi avrebbe la competenza per farlo. Io lego le mani a te e tu le leghi a me, lecitamente s’intende, fiaccando la capacità di azione e reazione che in casi come questi è fondamentale.
In una degenerata girandola di responsabilità ci si indebolisce a vicenda perdendo di vista l’obiettivo comune per concentrarsi sul proprio particolare a tutto beneficio di chi limiti non ne conosce pascendo nelle pieghe delle indecisioni. Si aprirà un’inchiesta, forse cadrà qualche testa, il problema resta insoluto.
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