Il debito pubblico italiano a gennaio ha fatto segnare un nuovo record, superando i 2.600 miliardi di euro. Il Governo si prepara intanto a varare in settimana il Decreto sostegni, utilizzando tutti i 32 miliardi di euro dell’ultimo scostamento di bilancio, e il Premier Draghi ha già fatto sapere di voler chiedere al Parlamento un nuovo scostamento il mese prossimo, in occasione della presentazione del Def. Risorse che serviranno a sostenere ancora l’economia, ma che influiranno sui saldi di finanza pubblica che continuano, nonostante la sospensione del Patto di stabilità e crescita, a essere oggetto di attenzione della Commissione europea. Domenico Lombardi, economista ed ex consigliere del Fondo monetario internazionale, non nasconde che l’attuale esecutivo debba fare i conti con l’eredità di quello che l’ha preceduto, «non tanto in termini di aumento del deficit e conseguentemente del debito pubblico, quanto di utilizzo della politica fiscale per varare ristori, sovvenzioni e sussidi in modo anche un po’ randomico, lasciando scoperta una parte significativa del Paese, fatta di imprese che stanno chiudendo o che probabilmente non saranno in grado di ripartire appena le condizioni epidemiologiche lo permetteranno».



Cosa comporta tutto questo per il nuovo Governo?

Dovrà cercare di agire sugli effetti asimmetrici della pandemia sull’economia: ci sono settori che per loro fortuna sono stati protetti e altri che hanno subito maggiormente l’impatto devastante della crisi. Una dicotomia che, complici gli aiuti non formulati, erogati e canalizzati come avrebbero dovuto e le continue restrizioni, è stata accentuata dal precedente esecutivo. Il quale non è nemmeno riuscito a conciliare l’imperativo del sostegno emergenziale all’economia con quello di aiutarla in un processo di riforme e riconversione. Credo che la strategia che dovrebbe sottendere la riscrittura in corso del Pnrr sia proprio quella di riconciliare gli interventi emergenziali a sostegno dell’economia con misure più organiche volte a riformare l’economia italiana.



Il Governo sembra intanto voler segnare una discontinuità per quel che riguarda gli indennizzi alle attività economiche e la campagna vaccinale.

Sulla campagna vaccinale c’è stata una significativa discontinuità, sancita anche dalla nomina del Generale Figliuolo a capo della struttura che la sta coordinando. Inoltre, vedendo gli ultimi numeri sulle somministrazioni, credo sia fondata l’aspettativa di un’ulteriore accelerazione della campagna, potendo quindi creare le premesse per una più solida ripresa. Per quanto riguarda le politiche economiche, ritengo servirà un po’ più di tempo per formulare una valutazione. Anche in questo caso c’è da registrare una discontinuità con il cambiamento alla guida del ministero dell’Economia, dove ora c’è una persona di fiducia del presidente del Consiglio. C’è tuttavia un altro fronte importante sul quale non si nota discontinuità.



Quale?

Quello delle politiche sanitarie per contenere i contagi, i cui responsabili non sono cambiati con il passaggio dal vecchio al nuovo Governo. Forse occorrerebbe una riflessione sul tema, perché il continuo stop-and-go tra restrizioni e allentamenti ha un effetto deleterio su un già malmesso tessuto economico produttivo, accentuando il divario di cui parlavo prima tra chi è tutelato, per sua fortunata, e chi non lo è. C’è una larga fetta del Paese non tutelata che è stata investita da uno tsunami di cui ancora non ci rendiamo pienamente conto.

Da chi è composta questa fetta del Paese?

Tende a coincidere con quel settore di piccole e micro imprese che rappresenta il tessuto economico e anche sociale del Paese e che finora ha pagato il conto più salato alla crisi, anche per la mancanza di adeguati sostegni. Un settore che rischia tra l’altro di essere penalizzato dalle ricadute del Pnrr che con tutta probabilità avvantaggeranno aziende più strutturate.

Per dare più sostegni a questo settore si può attingere, come già aveva proposto l’anno scorso, al saldo di Tesoreria?

A febbraio il saldo ha raggiunto i 95 miliardi di euro contro i 45 del febbraio 2020, alla vigilia della pandemia. Un livello imputabile al Governo precedente e che indica la necessità di promuovere una gestione più attenta ed efficiente delle risorse, incluse quelle più liquide. Nel valutare gli interventi emergenziali non è importante solamente la cifra che si mette sul tavolo, ma anche la velocità con cui le risorse vengono messe in circolo. E un elevato saldo di Tesoreria sembra indicare una scarsa attenzione proprio su questo aspetto, come ho avuto modo di rilevare in altre occasioni.

Occorrerebbero quindi nuovi strumenti per far pervenire rapidamente le risorse alle piccole e micro imprese più danneggiate dalla crisi?

Sì, c’è un ventaglio di possibili strumenti, dal sostegno ai micro-investimenti ai crediti fiscali per citarne solo alcuni, che il Governo potrebbe vagliare, a maggior ragione ora che è stato rinnovato il contratto agli statali. Credo sia giusto riflettere su come sostenere la parte produttiva che genera le risorse primarie di questo Paese. E che dal Governo precedente è stata ampiamente trascurata, anche perché dal punto di vista elettorale non procurava un consenso spendibile per la vecchia maggioranza.

Il nostro debito pubblico intanto aumenterà. Quanto dobbiamo preoccuparci delle attenzioni europee ai saldi di finanza pubblica?

Se con il supporto importante del Next Generation Eu si vogliono sostenere le economie, trasformando positivamente anche la loro struttura, modernizzandola in senso digitale ed ecologico, credo che occorra modernizzare anche la gestione della politica fiscale europea. Anche perché nessuna delle economie principali dell’Ue ha un rapporto tra debito pubblico e Pil al 60%, né sarà in grado di raggiungere tale soglia nei prossimi anni. Purtroppo temo che la volontà di condizionare in modo significativo la politica economica italiana possa prevalere su questo necessario esercizio di realismo. Staremo a vedere.

La sospensione del Patto di stabilità è stata recentemente prolungata a tutto il 2022. Questo vuol dire che la Bce dovrà portare avanti le sue politiche accomodanti anche oltre quella data?

Sappiamo che l’azione emergenziale della Bce tenderà a permanere per tutto il tempo necessario e che la Presidente Lagarde ha più volte sottolineato la flessibilità in tal senso. E i ritardi della campagna vaccinale, non solo in Italia, ma anche in altri Paesi, dovuti ai problemi nelle forniture da parte delle case farmaceutiche, avvalorano lo scenario in cui l’azione dell’Eurotower si potrà allungare un po’ più nel tempo. Detto questo non possiamo, però, pensare a un sostegno della Bce che diventi permanente. Per questo, è importante disporre di un quadro di politica economica che garantisca all’Italia una sufficiente flessibilità per il tempo necessario a uscire dal guado della pandemia.

(Lorenzo Torrisi)

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