Dal 2013 Il Salone della Csr e dell’innovazione sociale è l’appuntamento più atteso da chi crede nella sostenibilità. È il principale evento in Italia dedicato a questo tema, che annualmente contribuisce alla diffusione della cultura della sostenibilità con occasioni di aggiornamento e attivando, come sempre, energie positive e condividendo nuove idee.
L’ottava edizione, dal titolo I volti della sostenibilità si è tenuta, come ogni anno, presso l’Università Bocconi di Milano, in collaborazione con Asvis, Global compact, Csr manager network, Sodalitas e Koinètica e si è basata su tre concetti cruciali: le opportunità offerte dall’innovazione sociale in un momento di grande cambiamento, l’importanza del “fare” attraverso azioni concrete, l’urgenza di una collaborazione attiva tra gli attori sociali più consapevoli.
Un’edizione speciale
Il Salone 2020 è stata un’edizione “speciale”, sia perché ha avuto un ruolo cruciale nel rafforzare la fiducia a chi si impegna nella sostenibilità di continuare il cammino intrapreso ancor prima della crisi pandemica sia per la sua modalità di fruizione totalmente in streaming. Ha avuto un format innovativo con contenuti extra realizzati a partire da giugno, format nuovi in linea con il digital entertainment e aperta a un pubblico più ampio per consentire a tutti di partecipare e contribuire a costruire il futuro della sostenibilità. È stata un’edizione resiliente, ma in senso trasformativo, come lo ha definito Rossella Sobrero del comitato organizzatore.
La sostenibilità può avere volti diversi, ma ha un unico obiettivo: migliorare il modo di vivere, consumare, produrre per un pianeta sempre più sostenibile.
Ciò che è emerso dai vari confronti caratterizzati da approcci interculturali e interdisciplinari è la necessità di mettere in atto azioni concrete che vadano nella direzione di uno sviluppo sostenibile e di una economia più inclusiva e sostenibile, rigenerativa, più equa nella ridistribuzione della ricchezza; occorre agire nel presente pensando all’impatto delle nostre azioni nel futuro. La nuova dimensione dell’economia “civile” è quella di creare profitto da condividere con tutti gli stakeholder in un sistema in cui il valore economico è proiettato anche in un’ottica di dimensione sociale e ambientale.
Grazie all’alta adesione del pubblico da remoto e al forte interesse per i contenuti trattati, si può dire che sono sempre di più le imprese che scelgono di essere sostenibili e che chi già lo aveva scelto non vi rinuncia. Chi non lo fa è condannato a subire la sostenibilità, visto che ormai i numeri sembrano confortanti e andare verso questa direzione.
Le società Benefit e le B Corp come imprese for benefit
Tra i tanti interessanti incontri previsti durante l’edizione 2020 vi è stato quello sulle Società benefit e le B Corp, ovvero nuovi modi di fare bene impresa e per il bene comune. In particolare, le società benefit sono state introdotte nel nostro ordinamento per ovviare all’esigenza di molte imprese, tra cui le B Corp, di poter formalizzare nel proprio statuto, e quindi nel proprio oggetto sociale, un ulteriore scopo, prevedendo le finalità di beneficio comune insite nel proprio core business. Prima della legge 208/2015 non era consentito per tali società inserire queste attività nel proprio statuto poiché ostacolato dai notai durante la redazione degli statuti e dalle Camere di commercio nella fase di registrazione.
Il futuro delle società benefit è nelle loro stesse mani, così come ribadito nel suo keynote speech dal presidente di Assobenefit, attraverso operazioni di filiera soprattutto delle utilities, ma anche delle partecipate pubbliche statali, e non solo grazie alle iniziative del legislatore, quali la premialità nelle partecipazioni a gare di appalto per le tutte imprese, e non solo società benefit, che valutino gli impatti generati con la propria attività economica, o il credito d’imposta per la creazione delle società benefit o ancora il fondo per la loro promozione.
Inoltre, con il Green Deal Europeo e i suoi strumenti emerge la volontà di plasmare una nuova impresa che in Europa abbia titolarità di stare sul mercato, di partecipare a bandi pubblici con la peculiarità di rappresentare l’interesse e collettività.
La nuova impresa “civile”
Il trait d’union dei vari eventi che si sono susseguiti mette in risalto una nuova concezione di impresa che non sia solo una realtà che produce reddito, occupazione, qualità, innovazione e paga giuste imposte; ma anche un’impresa civile che si prenda cura del bene comune del suo territorio e della collettività. Un’impresa orientata alla ‘felicità pubblica’, con un nuovo ruolo nelle relazioni con gli stakeholder interni ed esterni e ponendo al centro la persona. L’imprenditore civile, pur attento al profitto è anche partecipe nella soluzione dei problemi della comunità, del territorio, riconoscendone opportunità che, insieme allo sviluppo dell’impresa, accrescono il bene comune.
È nell’accezione dell’economia civile partecipare al valore creato dall’azienda, la quale a sua volta contribuisce al benessere del territorio sposando la tesi di economisti come Fisher e Keynes, secondo i quali un intervento iniziale che incentiva una spesa aumenta la circolazione della ricchezza con incremento di redditi per tutti. In tal modo, le imprese contribuendo al bene comune, con anche l’intervento pubblico, possono rimodulare la ripartizione di ricchezze nel territorio.
Ciò si sposa anche con la visione di Papa Francesco e della sua Enciclica “Fratelli tutti”, in cui si sottolinea la necessità di una economia nuova, che rispetti l’uomo e l’ambiente, un’economia inclusiva; un modello di sviluppo più sano, più umano, più sociale e più integrale al fine di superare un sistema che dimentica il bene comune.
Una consapevolezza emersa ancora più forte con la crisi sanitaria e le sue conseguenze economiche che richiede di passare alle azioni: siamo tutti chiamati a una responsabilità civile verso le future generazioni per lasciare in eredità un mondo migliore. Le aziende possono e devono avere un ruolo di driver in questo processo di cambiamento, e la sostenibilità è l’unica via possibile per ripensare il cambiamento e disegnare un futuro possibile.