Nella conferenza stampa svoltasi ieri mattina, Giorgia Meloni ha presentato la Legge di bilancio 2023 definendola coraggiosa, coerente con gli impegni presi con gli elettori e che scommette sul futuro. Una manovra che, ha aggiunto la Premier, oltre alla crescita ha come priorità la giustizia sociale, con un’attenzione alle famiglie, ai redditi più bassi e alle categorie più fragili. Le opposizioni, però, contestano proprio l’iniquità delle scelte compiute. Per il Pd si tratta di una manovra contro i poveri e M5s evidenzia che la stretta sul Reddito di cittadinanza colpirà i più deboli. Abbiamo chiesto un commento a Luigi Campiglio, professore di politica economica all’Università Cattolica di Milano.
Professore, partiamo proprio dal Reddito di cittadinanza. L’anno prossimo si metterà a punto una sua riforma, nel frattempo i beneficiari tra i 18 e i 59 anni abili al lavoro, nel cui nucleo familiare non vi siano disabili, donne in gravidanza, minori o persone a carico con almeno 60 anni, potranno percepire il sussidio al massimo per 8 mesi, con l’obbligo di rimanere in Italia, frequentare un corso di formazione semestrale e non rifiutare anche una sola offerta di lavoro congrua. Tra l’altro è prevista una decontribuzione totale per chi assumerà percettori del Rdc. Cosa ne pensa?
Io sono dell’idea che la strada maestra per combattere la povertà sia il lavoro, ovviamente giustamente retribuito così da evitare l’ampliarsi dei working poor. Occorre fare in modo che le persone possano consapevolmente lavorare e dare il loro contribuito alla società, anche per evitare che si degradino le loro capacità con il rischio che diventino sempre meno spendibili sul mercato del lavoro. Sarà certamente importante capire in che modo il Reddito di cittadinanza verrà riformato, soprattutto in un anno che dovrebbe essere di contrazione dell’economia: è fondamentale che vi siano degli strumenti di sostegno per chi perde il lavoro e per le persone più deboli.
In questo senso sembra che ci siano comunque delle tutele per le situazioni di maggior fragilità…
Sì, è così. Sembra che le condizioni di maggior fragilità non restino scoperte, si parla infatti di situazione invariata anche per chi può lavorare ma ha minori a carico. La cosa importante, ripeto, sarà fare in modo che venga favorito l’inserimento lavorativo di queste persone. E non è un obiettivo complessivamente semplice da raggiungere.
La Premier ha rivendicato l’attenzione data ai redditi più bassi: vengono potenziati il taglio del cuneo fiscale, il bonus sociale sulle bollette, c’è una rivalutazione delle pensioni minime pari al 120%…
In una situazione come quella che stiamo vivendo, più che ragionare sui livelli di reddito occorre farlo in termini di potere d’acquisto. C’è infatti, un convitato di pietra importante: l’inflazione. In Italia, e in larga parte dell’Europa, il contesto è condizionato da eventi esterni, in particolare la guerra, che impattano sui prezzi delle materie prime e di conseguenza anche sul carrello della spesa. La dinamica inflazionistica diventa, pertanto, fondamentale. Per questo motivo tutte le misure che consentono un aumento non tanto dei redditi, ma del potere d’acquisto, sono le benvenute.
Alla luce di quanto ha appena detto, come giudica le misure che sono state prese in favore dei ceti meno abbienti?
Sostengono il potere d’acquisto e fintanto che persiste la situazione internazionale attuale il meglio che si possa fare è proprio indirizzare gli interventi verso le fasce di reddito più basse, con la consapevolezza che non sono risolutivi perché la dinamica inflazionistica migliorerà quando termineranno le esercitazioni belliche che stanno paralizzando un po’ il mondo intero.
Per le famiglie la manovra stanzia quasi 1,5 miliardi di euro: ci sono interventi sull’assegno unico, sull’Iva relativa ai beni per la prima infanzia e la proroga delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa per le giovani coppie…
Ormai è acclarato da molte indagini che le famiglie con figli sono più quelle più a rischio nei momenti di crisi e in parte i sacrifici dei genitori fanno ricadere comunque un minimo di questa austerity anche sui loro figli. Mi pare di capire che ci sia l’intenzione di muoversi in maniera decisa per evitare che insorgano queste difficoltà: avere stanziato un miliardo e mezzo per la famiglia è un bell’inizio.
Dunque, occorre non fermarsi qui.
Chiaramente non si tratta di misure strutturali e per questo mi auguro che possano rappresentare una sorta di prova generale per una messa a regime di un sistema nuovo e più vicino alle famiglie, anche attraverso il quoziente familiare. Dovrebbero essere una sorta di esperimento per modulare un cambiamento nella struttura della distribuzione del reddito nel futuro prossimo. Questo è un tema fondamentale, perché il destino del nostro Paese dipende anche dalla qualità della vita dei bambini e dei ragazzi, dal livello di istruzione che possono permettersi. Sono, quindi, molto favorevole a questi interventi, cruciali per una crescita più che sostenibile del Pil.
(Lorenzo Torrisi)
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