L’Italia sta ripartendo per questa difficile, e complessa, fase 2. Un ruolo certamente importante per il rilancio del Paese lo svolgeranno, ai vari livelli, le pubbliche amministrazioni in profonda trasformazione.

Bisogna, in questa prospettiva, sottolineare come le misure adottate finora per il contenimento della situazione epidemiologica non abbiano mai previsto la completa sospensione dell’erogazione dei servizi da parte delle pubbliche amministrazioni, pur agevolando la riduzione della presenza dei dipendenti negli uffici evitando, il più possibile, il loro spostamento.



Nalla fase 2, il ministero della Funzione pubblica, con la pubblicazione di alcune direttive, auspica che le pubbliche amministrazioni siano in grado di definire modalità di gestione del personale duttili e flessibili, tali da assicurare che il supporto alla progressiva ripresa delle attività sia adeguato e costante con una ragionevole durata e una celere conclusione dei procedimenti.



Molte (troppe?) sono, infatti, le amministrazioni che non stanno lavorando in questa direzione e che sono chiamate, quindi, a riorganizzarsi velocemente in maniera da garantire, nonostante la previsione generale di sospensione dei termini, la rapida conclusione dei procedimenti più urgenti. Si pensi, in particolare, oltre all’erogazione, mai sospesa, dei servizi indifferibili a quelli funzionali alla ripartenza di alcune filiere e settori fondamentali dell’economia del Paese (manifattura, edilizia, commercio all’ingrosso).

Le amministrazioni, in questo caso, potranno e/o dovranno valutare di ripensare le proprie modalità organizzative scommettendo, fondamentalmente, sull’implementazione del lavoro agile prevedendo solamente rientri limitati del personale necessario per concludere le pratiche che hanno carattere di urgenza e che non sono, per varie ragioni, trattabili da remoto.



Perché le pubbliche amministrazioni adottino, finalmente, lo smart working in maniera significativa, la funzione Pubblica invita gli enti a rafforzare le dotazioni e ad accelerare la digitalizzazione dei procedimenti, ponendo particolare attenzione alla necessaria formazione del personale.

Da un lato l’obiettivo è quello di migliorare, ad esempio, la connettività e di acquisire le necessarie dotazioni informatiche mobili, servizi in cloud e licenze per attivare in maniera strutturale il lavoro agile. Perché questo funzioni è però fondamentale puntare sull’attività formativa come strumento di accompagnamento del proprio personale nel processo di trasformazione digitale dell’amministrazione e di diffusione della capacità di lavorare in modalità agile e per obiettivi per rendere sistematiche le misure “temporanee” adottate nella fase emergenziale del covid.

Valorizzare, insomma, le competenze del capitale umano, in un periodo tempestoso come quello attuale rimane sempre, anche per le amministrazioni pubbliche, il primo passo da cui ripartire. Se l’Italia, quando mai arriverà la fase 3, vincerà la battaglia contro il coronavirus lo farà, infatti, anche grazie ad amministrazioni pubbliche “smart” con personale con competenze aggiornate in grado di affrontare in maniera “agile” le difficili sfide del futuro prossimo.

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