Le carte Usa che dovevano essere top secret uscite sui social mostrano che gli americani non sono affatto convinti della possibilità di una vittoria degli ucraini. Al di là delle spiegazioni sulla fuoriuscita di notizie coperte dal segreto, anche se ora la talpa pare sia stata individuata in un giovane al lavoro in una base militare, Jack Teixeira, e arrestata, sembra questo l’orientamento tra i vertici militari del Paese che più di ogni altro sta sostenendo Kiev nello sforzo contro i russi.



Di fatto la guerra sembra non mettersi bene per l’Ucraina: in questo momento si parla molto del video della decapitazione di un soldato ucraino da parte dei russi, ma guardando ai fatti non ci sono segnali di rivincita. Anche la tanto annunciata controffensiva non parte e probabilmente non partirà, almeno a breve, mentre invece era stata annunciata per la primavera.



La verità è, spiega il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di Vertice interforze e della Brigata Folgore in numerosi teatri operativi, tra cui Somalia e Kosovo, che nessuno può essere sicuro della vittoria ma anche che nessuno può permettersi la sconfitta. E quindi molto probabilmente si andrà avanti fino a che le armi non sposteranno significativamente l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Anche perché in gioco c’è ancora il controllo del Mar Nero, uno dei principali motivi della contesta russo-ucraina.

Generale, cosa significa la fuga di notizie militari segrete degli americani?



Non possiamo sapere se è veramente tale o se si tratta di un rilascio di informazioni voluto per ottenere un risultato nel campo avverso, o per giustificare un ritardo in quella famosa offensiva di primavera che, mi sembra di capire, dovrà essere rimandata sicuramente. Potrebbe essere finalizzata a produrre effetti nell’opinione pubblica. Che si tratti di una fuga di notizie vera, mi sembra abbastanza improbabile: se fosse il risultato di un’operazione di spionaggio non credo che se la brucerebbero dandola in pasto ai media. A volte, però, avvengono cose strane, come il computer di Hunter Biden, dimenticato da un riparatore per molto tempo prima che se ne rivelasse il contenuto.

Gli Usa credono ancora alla vittoria degli ucraini?

È possibile di no. Gli ucraini stanno accumulando forze, in gran parte mezzi che vengono dall’esterno, soprattutto i famosi carri armati. Ma pure i russi stanno predisponendo una difesa. Mi sembra che anche gli ucraini non credano al fatto di poter tagliare il collegamento terrestre tra il Donbass e la Crimea.

C’è però questa contraddizione: si continua a parlare di nuovi invii di armi, ma gli ucraini sembrano non avere un numero sufficiente di uomini per cambiare il corso della guerra. Come possono rilanciare senza soldati?

Gli ucraini sicuramente sono a corto di risorse umane, su questo non c’è ombra di dubbio. Hanno avuto molte perdite, così come i russi, questi ultimi però hanno delle potenzialità in termini di mobilitazione che gli ucraini non hanno più. C’è questa famosa legione internazionale che sta sostenendo gli ucraini e non escluderei che a breve ci possa essere un coinvolgimento un po’ più diretto da parte della Polonia. Nella visita di Zelensky a Varsavia hanno concordato l’abbattimento dei confini nei due Paesi e i polacchi hanno assicurato “sostegno eterno” nella guerra ucraina. Se l’Ucraina dovesse fare da sola non avrebbe speranze, né per i mezzi né per gli uomini.

Deve arrivare un contributo esterno in termini di uomini?

Hanno bisogno di un contributo importante in termini di uomini, e non solo qualche decina di specialisti, di forze speciali. Si tratta di avere delle unità organiche. Ora però non c’è una volontà degli americani di impegnarsi direttamente: a Biden fa comodo arrivare alle elezioni con la guerra in corso, ma non con il coinvolgimento di soldati americani. All’opinione pubblica non sta bene. Questo anche se qualche coinvolgimento, secondo me, c’è già.

Ma allora che cosa dobbiamo aspettarci?

Difficile dirlo. Ma una guerra cronica o semi-cronica che vada avanti per un po’ di tempo, magari per degli anni, in Europa, sarebbe una soluzione che ai democratici Usa farebbe comodo.

Allora la controffensiva ucraina è stata solo propaganda?

Si parlava di un’offensiva russa e non c’è stata. Poi di una controffensiva ucraina e non c’è stata. Mi sembra che molte delle uscite che si fanno su quello che succede sul campo siano più frutto di speculazioni di chi cerca di capire dagli eventi quello che potrebbe capitare. Obiettivamente elementi oggettivi per capire non ne vedo. Le offensive e le controffensive non si annunciano, perché se viene a cadere l’effetto sorpresa può essere vanificata buona parte del risultato. Per questo sono poco credibili.

Anche il video che sta circolando sulla decapitazione di un soldato ucraino è propaganda?

È probabile che sia successo: di cose atroci ne abbiamo viste parecchie, da una parte e dall’altra. È un crimine che deve essere perseguito: in questo la responsabilità è personale, va distinta dalla responsabilità politica.

Non potrebbe servire per distogliere lo sguardo dalle difficoltà ucraine in battaglia?

Non l’ho visto e non ho voglia di vederlo, ma mi sembra di aver capito che possa essere una ripresa riferibile all’estate scorsa. Se fosse così, potrebbe essere un misfatto pronto ad essere utilizzato nel momento in cui c’è da ottenere un risultato. E il risultato può essere quello di contrastare l’offensiva mediatica basata sulla considerazione che la controffensiva ucraina sta stentando. Ma sono tutte speculazioni.

Alla fine cosa ci dobbiamo aspettare: politicamente nessuna delle due parti può cedere e subire lo smacco della sconfitta e quindi si va avanti?

Esatto. Le due parti stanno combattendo per obiettivi che percepiscono molto importanti se non vitali. Per la Russia è vitale mantenere il controllo del Mar Nero, per l’alleanza occidentale è importante escluderla da questo obiettivo.

Il controllo del Mar Nero, quindi, è uno dei motivi principali della guerra?

Oggi il ministro degli Esteri ucraino Kuleba ha detto che è ora che il Mar Nero cada sotto il controllo della Nato: è questo che è veramente in gioco in Ucraina. È in gioco il fatto che il Mar Nero, che ora come ora è la base di partenza della flotta russa che sta a Sebastopoli, sia sotto il controllo dell’Alleanza atlantica oppure della Russia. Entrambi continueranno ad andare avanti fino a che ce la faranno. Visto che non c’è la disponibilità ad arrivare a un negoziato da parte di nessuno, la fine verrà dettata da quello che succede sul campo. È chiaro che se i russi dovessero riuscire a conquistare tutto il Donbass, ai limiti amministrativi dell’Oblast di Donetsk, potrebbero rivendicare di aver conseguito i loro obiettivi territoriali e a quel punto potrebbe esserci una novità. La parola è alle armi. Sicuramente non alla diplomazia.

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