Il rendimento del nostro Btp decennale torna nuovamente a quota quattro per cento. Nella settimana che vede lo Stato italiano finanziarsi sul mercato domestico attraverso l’emissione della prima tranche di Bot semestrali (rif. scadenza luglio 2023), ieri, nel corso dell’intera giornata, complice il rialzo dello spread (oltre area 180 punti), il livello di remunerazione del benchmark italiano a dieci anni è giunto – ancora una volta – in prossimità (anche oltrepassandola) della soglia psicologica del 4%.
Tenuto conto delle recenti dinamiche dei prezzi potrebbe apparire come una “non notizia”, ma, ripercorrendo le ultime giornate, questa ritrovata tendenza rialzista potrebbe non arrestare la sua corsa proseguendo, invece, in direzione dei massimi di anno.
Confidando che tale scenario possa essere smentito dai fatti è doveroso, però, riportare come questa temibile ipotesi abbia già avuto un suo seguito. Recentemente, infatti, Standard & Poor’s ha presentato il proprio Economic Outlook 2023 e, per l’Italia, ha indicato come il rendimento del Btp decennale potrebbe arrivare al 5,2% nel 2024. Dello stesso avviso anche gli analisti di Bank of America, che vedono un rendimento del titolo di Stato a dieci anni del Bel Paese arrivare alla soglia del cinque per cento. In molti, potrebbero dubitare e, al tempo stesso, obiettare agli stessi autori come a molti altri che a oggi non si sono palesati. Le motivazioni a supporto dell’una e dell’altra “tesi pro/contro Italia” verosimilmente ritroverebbero una lontana ratio riconducibile a un attacco proveniente dall’estero a danno della penisola italica. Non vogliamo sapere. Restando, però, nella recente attualità e salvaguardando terzi da eventuali accuse rivolte a loro, un campanello d’allarme è arrivato nei giorni scorsi: a firma di un illustre osservatore (anzi regolatore) nazionale.
Il 20 gennaio, Banca d’Italia, ha pubblicato il primo Bollettino economico del 2023. Consultando il documento e soffermando l’attenzione a una tabella presente (rif. pag. 53) nella parte riguardante l’economia italiana, nelle cosiddette Ipotesi sottostanti allo scenario macroeconomico, emergono le (ipotesi) sulle principali variabili esogene dello scenario di base concernenti gli anni 2023, 2024 e 2025.
Tra queste, senza alcun fraintendimento, la dinamica futura dell’andamento dei tassi è molto evidente: parte breve della curva (rif. tasso Bot a 1 anno) in discesa con valori medi annui di partenza a quota 3,4%, mentre per i titoli con duration decennale (rif. tasso Btp a 10 anni) il corrispettivo monetario (sempre in media annua) viene visto in rialzo rispettivamente al 4,4% (2023), 4,6% (2024) e 4,7% (2025). Complessivamente si tratta di soglie pressoché raggiungibili anche nell’arco di poche giornate così come il loro stesso ritracciamento a valori più modesti.
Prescindendo dai movimenti futuri, le osservazioni riportate nel documento comunque rimangono e, sinceramente, non vorremmo leggere nelle successive edizioni in corso di anno come «l’onere medio del debito valutato alla fine dello scorso settembre era pari al 2,8 per cento (2,5 alla fine del 2021); data l’elevata vita media residua del debito (7,8 anni in novembre), l’aumento dei tassi all’emissione si riflette molto gradualmente sull’onere medio» abbia aggiornato (in negativo) le proprie già significative entità.
Come ovvio attendiamo, ma, tenuto conto dell’autorevolezza dello scrivente, il timore rimane e, di questi tempi, assistere a un’astratta ipotesi che muta in concreta realtà potrebbe non fare più notizia.
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