Il Viaggio senza Vento di Omar Pedrini & friends ha fatto sosta al Fabrique di Milano la sera del 2 dicembre scorso. Un breve ma intenso viaggio, oltre 50 show in pochi mesi, in cui Omar Pedrini ha portato in giro uno spettacolo in cui è stato riproposto integralmente il concept album dei Timoria “Viaggio Senza Vento” in occasione dei 25 anni del disco. Un album storico, fondamentale nella discografia dei Timoria, nonché una pietra miliare del rock italiano degli anni Novanta.

Uno spettacolo fortemente voluto dai fan tanto da spingere Pedrini, famoso per non sapersi tirare indietro di fronte alle richieste degli amici, ad accettare questa “folle” sfida.

Chi segue Omar da tempo sa benissimo che la sera del Fabrique, la tappa finale del tour, non è stata un’autocelebrazione, piuttosto si è trattato di un raduno, un happening in cui lo Zio Rock ha chiamato a raccolta i propri compagni di viaggio, gli amici incontrati lungo la strada e i fan dei Timoria per una serata di musica e di grande affetto. Da quella sera molte cose, anzi tutto è cambiato. Oggi i concerti dal vivo fanno parte di un mondo lontano, ma grazie alla pubblicazione di “Viaggio senza Vento Live in Milano”, tutti gli amici dello Zio Rock, e non solo i tremila presenti, hanno la possibilità di vivere le emozioni di quel concerto. “La soddisfazione di quella serata è stata impagabile, con le sue imperfezioni che non abbiamo voluto correggere ma lasciare tutte in stile quasi Dogma 95 senza toccare l’incisione originale e senza usare artifici digitali nemmeno sugli errori” ricorda Pedrini. E i fan sembrano aver apprezzato visto che il doppio vinile è finito subito nella Top 10 di vendita FIMI (ai primi posti ovviamente “Letter to you” del Boss e ancora una volta “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd…). Ad impreziosire il disco anche una bella cover di Pedrini in azione (già utilizzata nella copertina del libro “Angelo Ribelle”): capelli sciolti, giubbino di pelle e chitarra di ordinanza.

Tutti pronti per Volare senza Vento, e il live si apre con la canzone simbolo dell’album: “Mi dici che voi 30 anni fa fermaste un po’ il mondo, mi dicono che 20 anni fa era tutto diverso” sono le parole scritte e cantate da Pedrini in “Senza Vento” che, ascoltate oggi a 27 anni dalla prima registrazione, trasmettono una certa malinconia e mettono i brividi se si pensa che, a distanza di neanche un anno da quella esecuzione, viviamo in un mondo nuovo in cui davvero è “tutto diverso”.

“Vi ricordate di Joe” chiede Omar al suo pubblico. Tutto il “Viaggio senza Vento” è incentrato sulla figura di Joe, un ragazzo che non si riconosce nella società in cui vive e che, una volta ucciso il guardiano della prigione-canile, scappa e compie un viaggio alla ricerca della libertà, della bellezza e di sé stesso. Al tempo dell’uscita la sonorità dell’album segnava un ritorno al Progressive Rock ma non solo, i brani svariavano dall’hard rock al rock acustico, dal folk rock al jazz. “Sangue impazzito” è il secondo inno della generazione senza vento ed è eseguito dal vivo come un canto corale, come una preghiera profana collettiva. La prima sorpresa della serata è “Lasciami in Down” con la partecipazione del “King del Freestyle” Ensi in cui la canzone assume una nuova veste rap davvero apprezzabile. Il pezzo successivo, “con un testo che fa male”, è “La cura giusta” scritta dall’amico, compagno di banco, nonché bassista storico dei Timoria, Carlo Alberto Illorca: “Qui c’è la cura giusta, per non guarire mai”, parole che risuonano drammaticamente vere oggi che viviamo nel pieno di una crisi sanitaria senza una risoluzione imminente. Lombardia, introdotta da Madonnina dai riccioli d’oro, vede la partecipazione del maestro e amico Mauro Pagani al violino, che si lancia in una versione Prog degna della sua PFM. Il viaggio di Joe, dopo “La Fuga”, continua Verso Oriente dove Pedrini ritrova sul palco Eugenio Finardi per eseguire il pezzo a due voci come nell’incisione originale. “Freedom” è un inno all’amicizia e alla libertà riconquistata, che come nella successiva “Piove”, si può apprezzare l’estensione vocale di Davide Apollo, leader della cover band dei Timoria “Precious Time”.

Come ogni viaggio, anche quello di Omar e dei suoi Timoria ha una fine. Ne “Il Guerriero”, traccia che chiude l’album, Omar canta: “Un guerriero sa imparare ad amare il suo dolore… il guerriero è vivo ed è tornato con lo sguardo fiero e gli occhi lucidi… e sa dare un senso a giorni inutili”. Il viaggio del Fabrique invece continua con i bis: “Il Cielo Sopra Milano”, dall’ultimo album solista “Come se non ci fosse un domani”, è un omaggio alla città che gli sta dando ospitalità ormai da tanti anni. “Sole Spento” è il secondo off topic della serata ed è la canzone di più grande successo dei Timoria cantata da Pedrini, in veste di un Sant’Agostino rock, per Papa Francesco in visita alla Diocesi di Milano, davanti a quasi un milione di persone.

La chiusura della serata è una cover del loner canadese Neil Young “Hey Hey, My My (into the Black)”, un classico nel repertorio live del rocker bresciano: “It’s better to burn out than to fade away”, è meglio bruciare che spegnersi lentamente, un manifesto di vita tutto rock’n’roll costato molto caro a Kurt Cobain.

“Live in Milano” è un disco energico, positivo e una fotografia sincera di una generazione senza vento. Grazie ad Omar Pedrini e ai Timoria abbiamo fatto un viaggio memorabile nel tempo ma il Viaggio Senza Vento di Joe è giunto al termine e fa rotta verso casa: “Ora un desiderio più forte lo conduce sulla via del ritorno, alla realtà, armato del suo sorriso e della sua esperienza”. Per tutti noi il viaggio continua verso nuove sfide e battaglie per volare senza vento.