Gliel’hanno chiesto in tanti, ha detto di sì solo con il miglior amico di Giorgio Gaber: è uscito un nuovo libro “Chiedimi chi era Gaber” scritto da Paolo Del Bon e Ombretta Colli, rispettivamente amico intimo del grande cantautore milanese e soprattutto moglie del Signor G. In una lunga intervista al Corriere della Sera, l’ex Presidente della Provincia di Milano racconta tra aneddoti, ricordi e difficoltà una storia di amore che come raccontava Gaber ne “Il dilemma” «E rifiutarono decisamente; Le nostre idee di libertà in amore; A questa scelta non si seppero adattare». La libertà – non quella politica, arci abusata da sinistre e collettivi varie ma che non coglie pienamente l’intensa umanità del genio inventore del teatro-canzone – è sempre astata la cifra della carriera di Giorgio Gaber e, come conferma anche l’amata moglie Ombretta, parimenti è avvenuto anche nella loro storia d’amore.
«Credo che alla fine la nostra sia stata per il pubblico una coppia, se non eternamente felice, quantomeno solida. E in effetti è stato così. Abbiamo attraversato le gioie e i dolori di una coppia normale. (..) Certo quando ci sono l’innamoramento, l’attrazione e il desiderio tutto è più facile, ma non è tutto. È inutile tentare di scappare dalla sofferenza con i colpi di testa, le sbandate e i piccoli o grandi tradimenti. È soprattutto lì che si cresce, che si diventa adulti», lo racconta Ombretta in uno dei passaggi più commoventi e veritieri del suo nuovo libro, arrivando anche a scrivere «con Giorgio abbiamo costruito qualcosa di solido, di cui essere orgogliosi. L’abbiamo capito e davvero realizzato il giorno in cui Dalia ci ha comunicato che aspettava un bambino».
OMBRETTA E IL SIGNOR G.: LA LIBERTÀ E IL DOLORE
Nell’intervista al CorSera, Ombretta Colli non nasconde le difficoltà avute nel corso degli anni per quei due caratteri così diversi e particolari: eppure con Giorgio Gaber mai un tradimento, un “colpo di testa”, sempre in lotta per la propria umanità e per quel “mistero di un uomo e una donna” (ancora da “Il dilemma”, se non l’avete mai ascoltata andateci subito) che li ha portati ancora oggi dopo tanti anni dalla morte del Signor G. ad essere amati dai propri figli, nipoti e amici. «Avevamo trovato il nostro equilibrio di coppia, costretti spesso a stare lontani per lavoro. Così si teneva accesa la passione. Però ci eravamo dati una regola: se per lavoro eravamo distanti da Milano non più di 150 km, dovevamo tornare a casa a dormire», racconta Ombretta ai colleghi del Corriere, affrontando anche il tema difficile della “diversità” politica nei due.
«Molti amici di sinistra non mi perdonavano la scelta di Forza Italia e non la perdonavano neppure a Giorgio! Secondo loro avrebbe dovuto lasciarmi per questo», spiega nel suo libro la moglie di Gaber, eppure anche qui senza un minimo di indecisione su quale scelta e posizione prendere. Lotta di idee o carnalità dell’esperienza? Chi conosce davvero Gaber sa che la seconda opzione è sempre stata l’unica considerata, perché anche l’unica intensamente umana: «L’ho amato molto e ho imparato tantissimo da lui, dal suo buon senso e dalla sua acutezza di analisi, dal suo sospetto verso estremismi, dietrologie e idee in voga. Perché la verità è che Giorgio non amava essere anti conformista ma semplicemente non conformista. Era contro il pensiero massificato».
E così è ancora oggi anche Ombretta Colli, come confessa nuovamente al Corriere: «Giorgio non votava dal ‘75, ma va a votare per sua moglie. Un grande gesto d’amore. Crede in lei e nelle sue doti. In molti non glielo perdonano», riporta l’ottima giornalista Maria Volpe davanti dalla moglie del grande Giorgio. La morte in quel 1 gennaio 2003 invece che essere ricordata – come potrebbe giustamente essere – come la fine della vita felice, l’abbandono di chi si è amati per tutta la vita, per Ombretta Colli, pur nelle lacrime, rappresenta un ricordo “diverso”: «l’ho guardato e prima che lui chiudesse gli occhi gli ho detto “saremo insieme per sempre”».