Nel 1983 interpretò Emanuela Orlandi in un film diretto da Gianni Crea che poi venne fatto sparire. Ora Ombretta Piccioli, che gestisce un bar a Figline Valdarno, racconta al settimanale Oggi che «aveva un finale aperto, ma lasciava intendere che Emanuela, dopo tanta paura, veniva finalmente liberata». L’ex attrice di fotoromanzi rivela anche che per mesi all’epoca fu controllata a vista dai genitori, perché temevano che rapissero anche lei come Emanuela Orlandi. Lo stesso film è un mistero, perché la preparazione cominciò pochi giorni dopo il rapimento di Emanuela Orlandi ed era prodotto da due faccendieri turchi che erano a stretto contatto con Bekir Celenk, indagato in Italia per traffico di droga e armi, ma soprattutto imputato chiave nel processo per l’attentato a Papa Wojtyla. Il film fu sequestrato e ora risulta scomparso.



«Iniziò tutto per caso. Il regista Gianni Crea mi scelse immediatamente. Non ci furono selezioni o provini». Questo perché aveva la stessa età e assomigliava un po’ ad Emanuela Orlandi, soprattutto quando indossava una fascia nera per tenersi i capelli, simile a quella che la ragazza scomparsa aveva nella foto diffusa per le ricerche.



OMBRETTA PICCIOLI E IL FILM SU EMANUELA ORLANDI

Delle riprese Ombretta Piccioli ricorda che girò solo a Roma. «Venivo rapita di fronte a San Pietro e poi segregata in una tenda, seviziata da un turco e un italiano», racconta al settimanale Oggi. Non aveva molte battute, veniva perlopiù maltrattata. «Poi so che il regista girò delle scene in Turchia, ma io non ci andai». Sul set non parlavano di Emanuela Orlandi con lei, ma il regista ne parlava con la madre che l’accompagnava sul set. «Le diceva che il giallo della Orlandi era un intrigo internazionale, mafioso e politico, e che lui girava quel film affinché se ne parlasse».



Non solo quel film fu terminato, ma qualcuno lo ha visto. «Fummo tutti pagati e ci fu anche una prima molto affollata, per gli addetti ai lavori, a Cinecittà». C’era anche lei. E ricorda che il regista si lamentò con la madre, perché «il film era bello, ma temeva che lo sequestrassero». Anche i suoi genitori erano preoccupati, ma lei crede fosse solo suggestione. «Hanno sempre negato di aver ricevuto telefonate strane o altri segnali».