Oggi comincia l’Avvento. La parola avvènto deriva dal latino adventus, derivato di advenire, “arrivare”. Quindi indica una venuta, un arrivo. Nella liturgia cristiana, è la preparazione alla venuta del Signore (Natale), che abbraccia, nel rito romano, un periodo di quattro settimane.
In primo luogo, nell’Antifona, l’uomo domanda: “A te, Signore, innalzo l’anima mia, mio Dio, in te confido: che io non resti deluso! Non trionfino su di me i miei nemici! Chiunque in te spera non resti deluso”. È il valore della preghiera.
La Colletta dice che Dio è padre: la paternità di Dio oggi è dimenticata, sconosciuta, ignorata. Forse per questo si dice che l’Occidente è una società senza padri: cancellato Dio è cancellato il padre, con tutte le conseguenze del caso. Poveri figli!
“O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli”. Siamo sicuri che l’uomo di oggi desideri “possedere il regno dei cieli”? A me pare piuttosto che l’uomo di oggi desideri possedere l’evangelico “centuplo quaggiù”, e quindi ricevere in eredità la vita eterna. Tanto è vero, per rimanere alle Scritture di oggi, che una seconda versione di Colletta dice: “O Dio, che per radunare tutti i popoli nel tuo regno hai mandato il tuo Figlio nella nostra carne“: la carne, caro cardo salutis, la carne, il centuplo quaggiù, una Presenza presente.
Nella prima lettura è riportato un messaggio che il profeta ebreo Isaia (VIII sec. a.C.) ricevette in visione sulle città di Giuda e Gerusalemme. Alla fine dei giorni, dice Isaia. “Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra”. Sì, alla fine dei giorni, a Gerusalemme questo accadrà. Ma non ci serve che accada allora, serve che accada oggi, in Ucraina e nelle altre parti del mondo in cui si esercita terribilmente l’arte della guerra.
La seconda lettura, da San Paolo apostolo ai Romani, prepara il Natale: “Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti”. La nostra salvezza è il Natale di Gesù, incarnazione di Dio, tenerezza di Dio.
Il Vangelo di oggi, secondo Matteo, è escatologico. Tutte le letture di oggi hanno un senso escatologico. L’escatologia liturgica non è alla mia portata. Però posso scrivere una cosa. Dice Gesù: “Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”. Di fronte al Natale, facciamo come il padrone di casa.
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