“Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione”. Nella preghiera di Colletta Cristo viene definito “nostro Salvatore”: io credo che il sostantivo “Salvatore” sia l’epiteto più decisivo per Gesù Cristo in rapporto agli uomini.
Dopo la Prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, c’è il Salmo responsoriale, il cui Ritornello è: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Dio abbandona Gesù. Perché? La risposta a questa domanda è un mistero. Ma possiamo imparare qualcosa. Se Dio, il Padre, ha abbandonato Gesù, il Figlio, questo può accadere ad ogni uomo: è l’esperienza di essere abbandonati, di rimanere da soli. Nella storia questa esperienza che potremmo definire tragica si è ripetuta tante volte. E può accadere anche oggi. Un’interpretazione potrebbe consistere nel fatto che l’abbandonato diventa l’unico protagonista, non può contare nemmeno più su Dio.
Ecco la celeberrima Seconda lettura, tratta dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi: “Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: ‘Gesù Cristo è Signore!’, a gloria di Dio Padre”.
Ed ora, nel Vangelo, la passione del Signore Gesù Cristo secondo Matteo. Il racconto è abbastanza noto, perché la Chiesa, pedagogicamente, ce lo ripete ogni anno: Giuda Iscariota e le trenta monete d’argento, Gesù che mangia la Pasqua con i Dodici (riguardo al tradimento di Giuda, Gesù dice: “Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”), l’istituzione dell’Eucarestia, il rinnegamento di Pietro, la preghiera di Gesù al Getsèmani (le parole di Gesù: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!” – “Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà”), il tradimento di Giuda (da notare che quando Giuda bacia Gesù per tradirlo, Gesù lo chiama “amico”), il compimento delle Scritture, i discepoli che lo abbandonano e fuggono, il falso processo al Sinedrio, il triplice rinnegamento di Pietro, il governatore Pilato, Barabba o Gesù, Simone di Cirene, la crocifissione, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” (in punto di morte Gesù grida a gran voce queste parole: Gesù senza Dio, il Figlio senza il Padre, Dio che abbandona Gesù in punto di morte; quante volte nell’esperienza dell’uomo e della storia accade questo!). “Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito”.
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