La solennità della Epifania del Signore esige chiarezza per la presenza del termine di origine greca “epifania”. Esso è derivato dal latino tardo epiphanīa, greco ἐπιϕάνεια, in origine aggettivo neutro plurale, con significato di “(feste) dell’apparizione” e quindi “manifestazione (della divinità)”, da ἐπιϕανής “visibile”, derivato di ἐπιϕαίνομαι “apparire”. Esplicitamente è la festività, che ricorre il 6 gennaio, in cui si commemora la visita dei re Magi a Gesù in Betlemme.



Il testo della preghiera di Colletta è molto bello: “Lo splendore della tua gloria illumini, o Signore,/ i nostri cuori, perché possiamo attraversare/ le tenebre di questo mondo/ e giungere alla patria della vera luce”.

La Prima lettura, dal profeta Isaia, è luminosa, caratterizzata dalla luce, dal brillìo della luce. Il ritornello del Salmo ha un tono quantomeno misterioso: “Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra”. Ed è poi lo stesso Salmo, nei quattro versetti finali, che auspica speranza per il povero: “Perché egli libererà il misero che invoca / e il povero che non trova aiuto. / Abbia pietà del debole e del misero / e salvi la vita dei miseri”. In questo tempo di auguri, pare essere l’augurio migliore per i nostri poveri.



Ecco la profonda Seconda lettura, dalla Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini: “Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”.

Il Vangelo è il vangelo dei Magi da oriente, della stella, del re Erode, di una profezia – “perché così è scritto per mezzo del profeta: ‘E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele’ – della stella che si ferma sopra il luogo dove si trovava il bambino, l’adorazione dei Magi, il sogno – ritroviamo, dopo quello di San Giuseppe, il sogno: il Vangelo valorizza questo aspetto onirico nel disegno di salvezza – di non tornare da Erode e tornare per altra strada.



L’antifona alla Comunione pone qualche interrogativo: “La gloria di Dio illumina la città santa, Gerusalemme, e le nazioni camminano alla sua luce”. Anche l’antifona iniziale della messa del giorno pare contrastare con la realtà: “Ecco, viene il Signore, il nostro re: nella sua mano è il regno, la forza e la potenza”.

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