Si avvicina il Natale, e questo si avverte anche leggendo le Letture di queste domeniche di Avvento. Ma prima di introdurmi al senso di gioiosa attesa che le letture di oggi documentano, vorrei soffermarmi su un concetto.
Il “Padre buono”, il Signore “re della gloria”, il “Dio onnipotente”: invocazioni e definizioni che sembrano contrastare con la realtà di oggi. L’uomo di oggi riconosce che Dio è Padre buono? L’uomo di oggi crede che il Signore sia il re della gloria? L’uomo di oggi pensa che Dio sia onnipotente? Domande aperte.
La preghiera di Colletta è splendida esaltazione dell’Incarnazione, del Verbo che nasce nella carne. “O Dio, Padre buono, / che hai rivelato la gratuità e la potenza del tuo amore / nel silenzioso farsi carne del Verbo nel grembo di Maria, / …”; parole che ricordano il nevralgico Prologo del Vangelo di san Giovanni.
Nella Prima lettura il profeta Isaia preannuncia più di settecento anni prima la nascita di Gesù. “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”. Una profezia sbalorditiva nella sua esattezza, ripresa dopo da Matteo nel Vangelo.
Paolo nella Seconda lettura esalta l’importanza della carne nell’economia del disegno di salvezza: “il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne”. Nel cristianesimo, nel cristianesimo autentico, caro cardo salutis: la carne della Madonna è il tempio umano nel quale si concretizza la presenza dello Spirito Santo. Gesù, figlio di Dio e figlio di Maria, vero uomo e vero Dio.
E Giuseppe? Ne parla Matteo nel Vangelo di oggi. “Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: ‘Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati’. Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: ‘Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele’, che significa ‘Dio con noi’. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”.
Non sono in grado di commentare la grande figura di Giuseppe in questo racconto. Posso solo invitare a leggerlo con semplicità di cuore. È invece da evidenziare la presenza di un’interpretazione da parte di Matteo. “Tutto questo è avvenuto perché…” scrive Matteo, partecipando la propria dotta interpretazione.
Concludo con le bellissime parole che seguono la Comunione: “Dio onnipotente, che ci hai dato / il pegno della redenzione eterna [Gesù], / ascolta la nostra preghiera: / quanto più si avvicina il grande giorno della nostra salvezza, / tanto più cresca il nostro fervore, / per celebrare degnamente il mistero della nascita del tuo Figlio”.
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