Nella giornata di oggi sono state depositate le motivazioni della sentenza sull’omicidio di Antonino Agostino con la quale il 19 marzo scorso è stato condannato all’ergastolo il boss Nino Madonia. Quest’ultimo è stato accusato di aver ucciso il poliziotto – all’epoca 28enne – e la moglie incinta di due mesi, Ida Castelluccio. Il duplice delitto avvenne il 5 agosto 1989. L’uccisione di Agostino, scrive il gup di Palermo Alfredo Montalto sarebbe avvenuta, riporta il Fatto Quotidiano online, non solo perché dava la caccia ai boss latitanti su “sollecitazione dei servizi segreti” ma anche “come emerge dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia”, a causa dei rapporti tra mafia e istituzioni. Nel dettaglio, scrive ancora il gup nei “rapporti che Cosa nostra, e nel caso specifico la cosca dei Madonia, intratteneva con esponenti importanti delle forze dell’ordine collegati ai servizi di sicurezza dello Stato”.



Il giovane agente aveva scoperto le relazioni tra i boss mafiosi come Madonia ed alcuni noti esponenti come ad esempio l’ex dirigente della Squadra mobile Bruno Contrada, l’ex questore Arnaldo La Barbera e il poliziotto Giovanni Aiello. Secondo il giudice, tale movente “conduce il delitto nell’alveo degli interessi precipui del mandamento di Resuttana capeggiato dai Madonia, con i quali tutti gli esponenti delle forze dell’ordine intrattenevano rapporti”.



OMICIDIO AGOSTINO, SENTENZA ERGASTOLO BOSS MADONIA

Stando a quanto emerso dalla sentenza sull’omicidio Agostino, inoltre, queste sarebbero state inquinate da un “tentativo di depistaggio intervenuto ad opera di uno dei più noti esponenti mafiosi in stato di detenzione, Giuseppe Graviano”, in quale “in data 14 luglio 2020, ha rimesso alla Corte d’Assise di Reggio Calabria una memoria difensiva nella quale, tra i molti temi affrontati, vi sono anche specifici riferimenti” all’omicidio del poliziotto Agostino. Nel dettaglio, il capomafia sosteneva che i mandanti sarebbero dovuti essere cercati tra gli uomini vicini al boss collaboratore di giustizia, Salvatore Contorno ed in merito al movente avrebbe citato anche il coinvolgimento dello stesso Agostino “nel fallito attentato all’Addaura ai danni di Giovanni Falcone“. Nella memora poi ci sarebbero ancora altre dichiarazioni che andrebbero a legare il duplice omicidio alla strage di via D’Amelio “ma il cui evidente fine è sempre quello di addossare tutte le responsabilità solo ed esclusivamente ai quei soggetti già indicati come tutti legati a Contorno”. E questo per il gup palermitano ha rappresentato un altro “tentativo non riuscito di depistaggio ad altri fini”.

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