Il femminicidio di Alessandra Matteuzzi è tra i casi che ha maggiormente scosso l’opinione pubblica e che tiene ancora banco, infatti nella puntata di oggi di Zona Bianca, su Rete 4, ci sarà spazio anche per ripercorrere la drammatica vicenda. Come nel caso dell’omicidio di Giulia Cecchettin, è una storia che svela come l’ossessione possa andare oltre la gelosia, infatti la 56enne fu brutalmente uccisa due anni fa sotto casa, a Bologna, dall’ex fidanzato che non aveva accettato la fine della loro relazione.



Dal punto di vista processuale, la vicenda non può dirsi ancora chiusa, perché a novembre inizierà il processo di appello per Giovanni Padovani, il 28enne che in primo grado è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio pluriaggravato dell’ex fidanzata. Non è da escludere che in secondo grado venga riproposto da parte della difesa il tema dell’infermità mentale, anche se la perizia psichiatrica a cui l’imputato è stato sottoposto nel corso del processo di primo grado lo ha dichiarato capace di intendere e di volere.



OMICIDIO ALESSANDRA MATTEUZZI, COS’È SUCCESSO: LA FURIA DI GIOVANNI PADOVANI

Non c’è stato verso di fermare la furia di Giovanni Padovani quel 23 agosto di due anni fa: il giovane, che all’epoca era calciatore e militava in Serie D, uccise l’ex fidanzata Alessandra Matteuzzi nel cortile di casa di quest’ultima, alla periferia di Bologna, colpendola con un martello che si era portato nello zaino, ma la colpì anche con una panchina, calci e pugni. I vicini della vittima non riuscirono a fermarlo e, quando venne arrestato dai carabinieri, purtroppo non c’era più nulla da fare per la 56enne, a cui l’uomo aveva spaccato cranio e volto, lasciandola in una pozza di sangue.



Destò diverse polemiche la notizia che Giovanni Padovani era stato denunciato da Alessandra Matteuzzi per stalking tre settimane prima del femminicidio, eppure non fu decisa alcuna misura nei confronti dell’uomo perché non erano state ancora acquisite le testimonianze che confermavano il racconto della donna, in virtù del periodo estivo e delle ferie, inoltre non c’erano state violenze fisiche fino a quel momento.

FEMMINICIDIO ALESSANDRA MATTEUZZI: IL PROCESSO DI PRIMO GRADO

Dopo l’arresto per l’omicidio di Alessandra Matteuzzi, Giovanni Padovani venne sottoposto a una perizia psichiatrica, richiesta dal suo legale, ma solo parzialmente, in quanto si rifiutò di svolgere dei colloqui e falsificò i risultati dei test cognitivi, ma comunque i periti conclusero che era capace di intendere e di volere quando uccise l’ex fidanzata e che aveva simulato dei sintomi psicotici di cui in realtà non soffriva. Invece, per la difesa sarebbe affatto da un disturbo schizoide grave che lo avrebbe spinto a tentare più volte il suicidio, senza mai riportare conseguenze.

Durante il processo di primo grado, l’accusa ha chiesto l’ergastolo, contestando come aggravanti lo stalking, la premeditazione, i futili motivi e la relazione con la vittima, tutte riconosciute dai giudici che infatti nel febbraio scorso gli hanno riconosciuto la massima pena, precisando nelle motivazioni che l’omicidio non va attribuito alla gelosia dell’imputato, movente invece degli atti persecutori, ma al suo desiderio di vendetta.