L’omicidio di Alice Neri ha riservato molti colpi di scena, ma ancora oggi non si ha piena certezza sull’identità dell’assassino. I primi sospettati di aver ammazzato la modenese di 32 anni erano stati il marito, Nicholas Negrini, e un collega di lavoro, Marco Cuccui. Ma dalle indagini è emerso che non c’entrano niente, infatti la procura di Modena nel giugno scorso li ha scagionati archiviando il procedimento nei loro confronti. In carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere c’è il tunisino Mohamed Gaaloul, arrestato in Francia con l’accusa di aver ucciso Alice Neri dopo un approccio sessuale respinto. Per la procura, l’ha uccisa a coltellate, per poi mettere l’arma nel vano bagagli dell’auto e dare fuoco tutto. “Contro di lui ci sono diversi elementi di qualche rilevanza”, evidenzia a Specchio l’ex pubblico ministero Antonino Ingroia, ora parte nel civile al processo, essendo il difensore di Nicholas Negrini, il marito di Alice.



Proprio lui nutre dubbi sulla colpevolezza dell’imputato. “È documentato che si tratta dell’ultimo uomo ad essere salito a bordo dell’auto di Alice. Ci sono poi le sue impronte sulla tanica di olio ritrovata vicino all’auto data alle fiamme dove è stato ritrovato il corpo carbonizzato della povera donna”. D’altra parte, il legale fa notare che l’omicidio è stato commesso nei pressi del luogo dove si trova la tanica dell’olio e non va neppure dimenticato l’atteggiamento dopo il delitto. Ad esempio, lasciò l’Italia e fece strane telefonate alla moglie. “Un comportamento anomalo”, afferma il legale del marito di Alice Neri, secondo cui vi sono però anche elementi che lasciano perplessi.



“ALICE NERI FORSE UCCISA DA QUALCUNO CHE LA CONOSCEVA”

I dubbi nascono dal fatto che l’arma del delitto è quella tipica da omicidio premeditato: non si tratta di un normale coltello da tasca, ma di un grosso coltello che l’imputato non poteva avere con sé”, spiega l’avvocato Antonino Ingroia nell’intervista rilasciata a Specchio. Inoltre, vittima e imputato non si conoscevano. “Quindi è da escludere che lo stesso avesse un movente”. A proposito dell’ipotesi di un approccio sessuale respinto, il legale spiega che “sulla violenza sessuale ci sono diversi elementi di genetica”. Cita le tracce di dna misto di entrambi sulla sigaretta fumata da Alice Neri in auto. “Sicuramente quindi hanno avuto un rapporto sessuale o uno scambio di effusioni ma ipotizzare che poi ciò sia scivolato in una violenza sessuale respinta non è sostenibile” per Ingroia, in quanto ciò accade di solito nei casi di innamorati respinti.



Nella violenza carnale occasionale il carnefice o ha la meglio o scappa, ma che uccida la donna in questo modo non esiste”. Dunque, per il legale, tenendo conto del tipo di esecuzione, il delitto è stato commesso “da qualcuno che conosceva” la vittima, che “odiava” Alice Neri e “voleva vendicarsi”. Ci sono altri elementi a favore del tunisino. Ad esempio, l’auto non è stata bruciata con l’olio che serviva per mantenere il fuoco, ma con la benzina, ma non si sa come sia giunta lì visto che non vi è traccia. “Poi ci sono piste alternative inesplorate”.

OMICIDIO ALICE NERI, LA PISTA DEL TERZO UOMO

La procura di Modena però non crede alla pista del terzo uomo, che invece per l’avvocato Antonino Ingroia è “importante perché dimostra che abbiamo una pista alternativa dove certo non ci sono quegli indizi a carico di Gaaloul, ma c’è un movente, la possibile premeditazione e tracce di sangue che lui stesso ammette di avere di lei ma che poi spariscono”. A Specchio il legale spiega che “non ci sono tracce tangibili della presenza del terzo uomo sul luogo del delitto né impronte”. Quindi, da un lato ci sono movente e comportamenti strani, dall’altro segni tangibili del tunisino, ma niente movente. Ingroia ipotizza che questo terzo uomo possa essere uno che ha avuto una relazione con Alice Neri, che avrebbe poi troncato il rapporto.

Il movente tipico dell’innamorato respinto che non si rassegna. A tal proposito, la donna aveva avuto una relazione con un uomo, sentito come testimone. Alle amiche la donna aveva svelato che era “oppressivo e la controllava come in parte ha ammesso lui stesso a verbale”. Ad esempio, “ha ammesso che andava a vedere con chi si messaggiava e incontrava al bar”. Ingroia cita poi la testimonianza di una donna in un bar dove i due si appartavano quando la relazione era ormai finita. “La teste ricorda che in due occasioni li ha visti litigare, spingendosi reciprocamente”.

“FORSE ALICE NERI ERA INCINTA. RICERCHE SUL WEB…”

Le indagini sull’omicidio di Alice Neri non hanno chiarito se fosse incinta. “Ma aveva sintomi di nausea, tanto che prendeva dei medicinali contro questo tipo di malessere”. Il legale segnala a Specchio che sono emerse ricerche web su una relazione tra nausea e stato interessante. “Insomma, avendo anche un ritardo nel ciclo, sospettava di essere in stato interessante. Tra l’altro, i apporti tra marito e moglie non erano più brillanti, i due non avevano rapporti sessuali da tempo; quindi Nicholas non poteva essere”. Ingroia spiega che la posizione del marito di Alice Neri è differente da quella della famiglia, perché quest’ultima ha “interesse a tutelare l’immagine di Alice”. Invece, per il marito la priorità è accertare la verità, “anche se dovessero emergere cose non belle né per lui né per lei, come la presenza di un amante”.

Non solo non è convinto dagli elementi a carico del tunisino, ma il marito non dimentica che l’imputato ha raccontato di essere sceso dall’auto spaventato perché aveva notato che qualcuno li seguiva. “Siamo in una posizione più defilata perché il marito non vuole essere il difensore aggiunto di quello che potrebbe essere veramente l’assassino. Quindi ci rimettiamo alla corte d’Assise”. Invece, per la procura quel terzo uomo, che ha fornito spontaneamente il suo dna, era a casa quella notte e la moglie era andata a dormire prima, perché aveva fatto il turno di notte a lavoro.