Il processo per l’omicidio di Alice Scagni è iniziato, imputato il fratello della 34enne uccisa il 1° maggio 2022, Alberto Scagni, accusato di averla accoltellata a morte sotto casa al culmine di una spirale di minacce denunciate dalla loro stessa famiglia. In aula anche i genitori, Antonella Zarri e Graziano Scagni, che in più occasioni, dopo il delitto, hanno dichiarato di essere stati “abbandonati dalle istituzioni” nonostante le ripetute richieste di aiuto per quel figlio dalle condotte sempre più aggressive e allarmanti.



Il giudizio a carico di Alberto Scagni si è aperto davanti alla Corte d’Assise di Genova e il 42enne è accusato di omicidio pluriaggravato. Secondo la ricostruzione, un anno fa uccise la sorella Alice Scagni colpendola con numerose coltellate mentre si trovava sotto la sua abitazione. Alberto Scagni, secondo quanto riportato dal Secolo XIX, rischierebbe l’ergastolo. Attesi in udienza come testimoni gli agenti che per primi intervennero sulla scena del crimine. La madre di Alberto e Alice Scagni ha dichiarato davanti alle telecamere che nessuno li avrebbe sostenuti nella loro battaglia per assicurare al figlio un percorso di supporto e per proteggere i familiari da possibili derive irreversibili, come quella che poi avrebbe visto la figlia Alice Scagni perdere la vita in modo atroce.



Processo omicidio Alice Scagni: decine di richieste di aiuto dalla famiglia per paura di Alberto

Nelle ore immediatamente precedenti all’avvio del processo in Corte d’Assise a Genova, Ansa ha riportato un elemento che sarebbe emerso dai tabulati depositati in vista del dibattimento che vede imputato Alberto Scagni, il fratello di Alice Scagni accusato di averla uccisa un anno fa sotto casa. Secondo quanto si apprende, agli atti dell’inchiesta ci sarebbe anche il resoconto di 63 telefonate fatte dalla famiglia al Centro di salute mentale della Asl3 in un mese e mezzo, chiamate per chiedere aiuto per il figlio Alberto.



La prima telefonata della madre di Alberto e Alice Scagni, secondo Repubblica, sarebbe datata 10 marzo 2022. Neppure due mesi prima del delitto. L’ultima chiamata risalirebbe al 28 aprile. Non tutte le chiamate si sarebbero tradotte in una conversazione con gli operatori e i tabulati riporterebbero anche diverse telefonate senza risposta o con linea occupata. I genitori di Alice Scagni sono assistiti dall’avvocato Fabio Anselmo e non hanno mai smesso di sottolineare come i loro ripetuti tentativi di mettersi in contatto con le strutture fossero dettati dalla consapevolezza di una situazione sempre più grave e pericolosa. Si sarebbero sentiti inascoltati e abbandonati al punto che, dopo l’omicidio della figlia, hanno presentato un esposto per presunte omissioni poi sfociato in un fascicolo che vede indagati due agenti di polizia e una dottoressa del Centro di salute mentale.