A Storie Italiane si torna a parlare del caso di Alice Scagni, la giovane uccisa dal fratello, Alberto, in quel di Genova. Il programma di Rai Uno condotto da Eleonora Daniele ha intervistato alcuni dei vicini di casa dell’omicida, o presunto tale, sottolineando come i suoi comportamenti fossero un po’ troppo sopra le righe, giusto per dire un eufemismo. “Era da qualche mese che incastrava i citofoni (in poche parole inseriva gli stuzzicadenti per mantenere i citifoni sempre attivi ndr) e poi ha tentato di dare fuoco alla porta”.
E ancora: “Lui scendeva alle 6 di mattina incastrava gli stuzzicadenti e tornava in casa, poi urlava, teneva la musica alta, che io sappi non è mai stata fatta denunci ma tante volte sono venuti i carabinieri”. Un’altra testimonianza simile su Alberto Scagni: “Credeva di essere spiato, aveva il tv smontato per vedere se c’erano dietro i microfoni, pensava che potessero spiarlo dall’appartamento di sotto”. E ancora: “Non era un tipo socievole, sembrava che ce l’avesse sempre con qualcuno, improvvisamente buttava la sedia a terra, sono anni che fa queste cose”.
OMICIDIO ALICE SCAGNI, LA “DENUNCIA” DELLA MAMMA DI ALBERTO E DELLA VITTIMA
A riguardo sono significative anche le parole di Antonella Zarri, la mamma di Alice di Alberto Scagni, che temeva che il figlio potesse farle del male, facendo la fine dei genitori di Benno Neumair il ragazzo di Bolzano che un anno fa uccise mamma e papà gettandoli poi nel fiume: “Alice poteva essere salvata – ha spiegato, parole rilasciate a La Stampa – negli ultimi cinque giorni abbiamo chiamato il 112 cinque volte supplicando attenzione, ma nessuno è intervenuto. Alberto ci ha fatto due telefonate di minacce – ha continuato – abbiamo chiamato i carabinieri ma ci hanno risposto di fare denuncia lunedì, ma ormai era già troppo tardi”. Quindi ha concluso: “Alberto doveva essere seguito, doveva essere fermato e invece nessuno ha fatto nulla”.