Il “delitto dell’armadio” torna a Chi l’ha visto?, nella puntata del 22 maggio 2024, con un carico di nuovi elementi che, per la famiglia, sono sufficienti a riaprire le indagini. Antonella Di Veroli, consulente del lavoro 47enne, fu trovata senza vita dentro il mobile della sua camera da letto il 12 aprile 1994, in via Domenico Oliva a Roma. Secondo quanto ricostruito, sarebbe stata colpita alla testa con una pistola di piccolo calibro e poi soffocata con un sacchetto di plastica. Le ante dell’armadio sigillate con del mastice.



Il caso è diventato uno dei grandi gialli irrisolti della Capitale e la sorella della vittima, Carla Di Veroli, è stata ospite della trasmissione di Federica Sciarelli per rinnovare il suo appello affinché si cerchi il colpevole. L’assassino di Antonella Di Veroli non è mai stato individuato, secondo la donna un soggetto davvero “molto fortunato”: “Spero che non vada nel dimenticatoio. Noi meritiamo una risposta perché non è giusto morire così, in casa propria. Non è morta in mezzo alla strada. Le cose stanno lì, quello che c’è da dire in quella casa è lì. Possibile che questa persona sia stata così fortunata? Veramente ha avuto tanta fortuna, nessuno l’ha vista entrare, uscire…“. Anche la nipote della commercialista ospite in studio, in diretta, per parlare delle novità e di reperti mai analizzati che potrebbero consegnare alla storia una soluzione dopo 30 anni.



Antonella Di Veroli, la ricostruzione del “delitto dell’armadio”, tra i grandi gialli di Roma

Il corpo di Antonella Di Veroli fu scoperto nell’armadio di casa sua, nel quartiere Talenti di Roma, il pomeriggio del 12 aprile 1994 dalla sorella e dal cognato. Carla Di Veroli era già stata nell’abitazione, per una prima sommaria ispezione, il giorno prima a seguito dell’allarme lanciato dalla mamma perché la commercialista non si era presentata al lavoro. Ma soltanto il giorno seguente, poco prima del ritrovamento, Carla Di Veroli avrebbe sentito in quell’appartamento un forte odore di colla che l’11 non c’era. A quel punto, avrebbe deciso di controllare gli armadi uno per uno, fino a imbattersi in quello della stanza da letto nel quale fu rinvenuto il cadavere.



La scena fu agghiacciante: il corpo di Antonella Di Veroli era in posizione fetale, rannicchiato sotto un cumulo di vestiti dal quale sporgevano solo i piedi. La testa avvolta in un sacchetto, addosso il pigiama. Le indagini avrebbero portato ad accertare che la donna fu ferita alla testa con due colpi di pistola e che il decesso sarebbe avvenuto per asfissia. Oggi, come ricostruisce RaiNews, il caso potrebbe arrivare ad una svolta con l’esame di reperti mai analizzati – tra i quali tracce biologiche isolate sull’anta centrale del guardaroba dove fu ritrovato il corpo -, nonostante il tempo trascorso e l’intervenuto decesso dei due uomini che erano finiti al centro dei sospetti per poi uscire completamente di scena: il collega Umberto Nardinocchi, ragioniere allora 63enne che avrebbe avuto una relazione con la vittima poi finita e tradotta in amicizia, e il fotografo Vittorio Biffani, 51 anni al momento dell’omicidio, al quale Antonella Di Veroli avrebbe prestato la somma di 42 milioni di lire che non le sarebbe stata mai restituita. L’avvocato della sorella della vittima, che ha chiesto la riapertura delle indagini con una formale istanza, ai microfoni di RaiNews ha espresso fiducia nella possibilità di trovare il killer: “È oggi possibile risalire al profilo identitario dell’assassino o dell’assassina di Antonella Di Veroli, il Dna che può essere rinvenuto su quei reperti può ancora dare un contributo fondamentale per l’accertamento della verità“.