Si complica, con una striscia di sangue che si allunga, il mistero intorno alla morte dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio. Nelle scorse ore, infatti, sulla stessa strada dove è caduto in una imboscata il nostro diplomatico, a circa 50 chilometri da Goma, è stato ucciso il magistrato militare incaricato di indagare sul caso: William Assani è stato colpito a morte lungo il tratto Rutshuru-Goma, mentre “stava tornando da una riunione nell’ambito dell’inchiesta sulla sicurezza dell’area e in particolare sull’omicidio dell’ambasciatore italiano e dei suoi due accompagnatori”, come confermano all’agenzia Fides fonti missionarie che operano nella provincia del Nord Kivu. È vero che la strada, ormai è risaputo, è pericolosa e soggetta a continui attacchi – solo la scorsa settimana sono rimasti uccisi otto ranger del Parco nazionale in scontri con bande armate -, ma c’è da chiedersi quanto la morte del magistrato sia stata casuale o se dietro a tutto ci sia qualche interesse più grande, qualcuno che vuole minacciare e sabotare chi ha intenzione di indagare.



Come ci ha detto Stefano Piazza, esperto di terrorismo internazionale e di geopolitica che quella zona del Congo conosce di persona, “secondo i documenti ufficiali (che ci ha messo a disposizione, potendoli così verificare, ndr) dell’Onu in quel quadrante è prevista la classificazione D, quindi con scorta armata e auto B6, ovvero blindatura che tra l’altro protegge dai colpi di un Ak-47, come quello usato nell’assalto ad Attanasio, e da esplosivi leggeri”. Tutto quello che mancava al nostro ambasciatore. Non vanno poi dimenticate le parole esplicite della moglie di Attanasio, secondo la quale il marito sarebbe stato tradito da qualcuno, “parole non pronunciate a caso perché dettate dal dolore, ma dette da una donna che conosce con cognizione di causa l’ambiente in cui lavorava il marito”, sottolinea Piazza. E adesso l’uccisione del magistrato che stava indagando: “Il mistero si infittisce, è lecito pensare che dietro a tutto ci sia qualcuno che vuole coprire il fatto. La mia impressione, conoscendo la realtà del Congo, uno di quei paesi che si definiscono Stati per modo di dire, dove vigono l’anarchia e la corruzione, è che non sapremo mai la verità”.



Tornando all’episodio dell’attacco in cui l’ambasciatore Attanasio ha perso la vita, si è fatto un’idea del perché viaggiava senza scorta lungo una strada così pericolosa?

Dobbiamo partire da un dato certo: l’area di Goma è raggiungibile dalle missioni delle Nazioni Unite, così come da quelle umanitarie, rispettando però i protocolli di sicurezza che sono estremamente rigidi. Nel caso di Goma sono le stesse procedure previste per l’Afghanistan, cioè un paese in guerra, quindi mezzi blindati e scorte armate per ogni movimento. Un primo mistero è questo: non si capisce perché per l’ambasciatore non siano state attivate queste procedure. Oltretutto questo documento è aggiornato all’11 febbraio 2021, cioè pochi giorni prima del viaggio dell’ambasciatore.



In Congo, nella zona dell’attacco, sono stati mandati uomini dei Ros. Che cosa è emerso dalla loro missione?

La Farnesina ha accusato il governo del Congo, il quale ha risposto dicendo che loro non sapevano nulla di questo viaggio. Dall’Italia sono partite altre accuse, ma il ministro degli Interni congolese ha rilasciato una dichiarazione ufficiale ribadendo che il governo non c’entra nulla. Altra stranezza è che il governo del Congo ha addossato la colpa a un gruppo islamista, che però è estraneo ai fatti, perché opera in un’altra zona rispetto a quella di Goma. Tre misteri. Infine, c’è il silenzio dell’Onu: non è stato possibile intervistare la persona sopravvissuta che viaggiava con Attanasio, non hanno potuto farlo neanche gli inquirenti italiani, gli uomini del Ros che si sono recati sul posto. Sembra non sia possibile avvicinarlo.

Adesso l’omicidio del magistrato che indagava sul caso…

Una cosa ancora più strana e gravissima. Certo, anche lui può essersi avventurato su questa strada dove gli attacchi sono all’ordine del giorno, anche se sembra strano. In ogni caso la coincidenza è inquietante.

Sappiamo che il Congo è uno dei paesi più corrotti al mondo e abbiamo sentito le parole della moglie dell’ambasciatore, quando ha affermato che il marito è stato tradito da qualcuno. Può stare in piedi l’ipotesi che funzionari del governo, o anche dell’Onu, che in Congo è sotto accusa per tanti motivi, abbiano venduto Attanasio a una banda di criminali?

Le dichiarazioni della moglie vanno senz’altro prese con estrema serietà, è una signora che conosce il paese e la sua realtà e ha fatto affermazioni molto precise. L’ipotesi che suggerisce lei in un paese dove tutto si compra e tutto si vende è assolutamente plausibile e il magistrato potrebbe essere stato ucciso perché magari aveva già scoperto qualcosa. Come in Somalia e in molti altri paesi africani, anche in Congo non esistono regole, sono Stati dove dilaga la corruzione e di conseguenza tutto è possibile.

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