Gianluca Paul Seung, il presunto killer di Barbara Capovani, la psichiatra uccisa a Pisa, ha querelato i periti nominati da Tribunale e Procura per abuso di ufficio e falso ideologico dopo avere rifiutato qualsiasi incontro con loro. In attesa del processo, come riportato da Quotidiano Nazionale, è ora scontro tra gli specialisti sulla capacità di intendere e di volere del cosiddetto “Sciamano”.



Per i professori Renato Ariatti e Stefano Ferracuti, consulenti della gip, l’uomo è “imputabile”. Non è della stessa idea invece Alessandro Meluzzi, consulente della difesa, nominato dagli avvocati Gabriele Parrini e Andrea Pieri. “Ho letto con attenzione la relazione: concordiamo sulla diagnosi, ma le conclusioni sono un paradosso, perché Seung si è rifiutato di farsi periziare, non seguirà l’eventuale processo, perché rifiuta ogni giudizio, ha querelato tutti i consulenti, me compreso, ma viene dichiarato capace di intendere e volere e di stare in giudizio. Che sia pienamente capace è quantomeno ottimistico, ma sarà valutato in sede di Corte d’assise quando credo verrà fatto un supplemento di perizia”, ha affermato.



Omicidio Barbara Capovani, il killer Seung querela i periti: cosa succede

Indipendentemente dalle responsabilità che Gianluca Paul Seung ha nell’omicidio di Barbara Capovani, secondo lo psichiatra Alessandro Meluzzi, sussiste nell’indagato “l’espressione di una posizione persecutoria nei confronti della psichiatria nel suo complesso”. Non è sufficiente tuttavia questo a chiarire il quadro sanitario dell’uomo. “C’è stata una perizia parzialmente mancante, un moncone. Lui si è limitato a denunciarci e a dire alcune cose sugli Ufo, il cervello blu e che il cervello gli è stato tolto. Per alcuni può essere considerata pura simulazione, per me è espressione di psicopatologia”, ha continuato.



Venerdì ci sarà una nuova udienza e la speranza è che possa definire se si andrà a processo o meno, anche se gli aspetti da chiarire sono ancora diversi. “Ci sono forti dubbi di un nesso tra la patologia diagnosticata e il fatto contestato. Sulla base degli elementi agli atti non è chiaro il nesso eziologico tra il disturbo e l’atto di cui è accusato”, hanno affermato gli avvocati difensori Andrea Pieri e Gabriele Parrini.