Davide Fontana, assassino della 26enne Carol Maltesi, che dopo averla uccisa la fece a pezzi, è stato condannato a 30 anni di carcere e non all’ergastolo chiesto dall’accusa. Nelle motivazioni della sentenza depositata dal Tribunale di Busto Arsizio vengono spiegate le motivazioni della decisione. La Procura aveva chiesto l’ergastolo con due anni di isolamento diurno per i reati di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere. I giudici però non hanno riconosciuto tre delle aggravanti contestate, ossia premeditazione, crudeltà e motivi abietti e futili, mentre hanno riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle residue aggravanti, come spiega Rainews.it.
Nelle motivazioni della sentenza si legge che Carol voleva lasciare la provincia di Varese per trasferirsi tra l’Est Europa e la zona di Verona, dove c’è il figlio di sei anni. Questo avrebbe fatto sentire “abbandonato” l’uomo. “L’idea di perdere i contatti stabili con colei che egli, per sua stessa ammissione e secondo l’amica testimone, amava perdutamente, da cui sostanzialmente dipendeva poiché gli aveva permesso di vincere la solitudine in cui si consumava in precedenza e di vivere in modo finalmente diverso e gratificante, si è rivelata insopportabile“, si legge nel documento.
“Carol si era servita di Fontana”
Dunque, secondo i giudici, Davide “Fontana si è reso conto che la giovane e disinibita Carol Maltesi si era in qualche misura servita di lui per meglio cercare i propri interessi personali e professionali, e ciò ha scatenato l’azione omicida”. Questo, insieme alla “consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte”, ne aveva scatenato la furia omicida. Il movente, secondo il giudice, “non può essere considerato abietto o futile in senso tecnico-giuridico”. Dunque l’omicidio “fu conseguenza di condotta voluta dall’imputato sorretta da dolo diretto se non da dolo intenzionale, ma non fu conseguenza di premeditazione”.
Fontana aveva raccontato agli inquirenti di aver ucciso la vicina di pianerottolo Carol Maltesi colpendola in testa con un martello e tagliandole la gola. L’omicidio, compiuto tra il 10 e l’11 gennaio del 2022, è avvenuto mentre la vittima e l’assassino giravano un filmino hard nella casa di lei, a Rescaldina, in provincia di Milano. Il bancario aveva poi fatto a pezzi il cadavere, tentando di dargli fuoco in un braciere. Aveva poi congelato i resti della ragazza di 26 anni in un frigo comprato su Amazon e poi li aveva gettati in un dirupo tra i monti bresciani, a Borno. Qui erano stati ritrovati quattro sacchi di plastica nel marzo del 2022. Carol Maltesi, commessa in un negozio di profumi, si era avvicinata al mondo del porno attraverso il sito ‘Onlyfans’. Secondo la perizia psichiatrica svolta sull’imputato, era incapace di intendere e di volere. Proprio lui, per due mesi aveva risposto ai messaggi dal telefono della giovane fingendosi lei. Agli amici che le scrivevano raccontava che “voleva cambiare vita, lasciare il mondo del porno”.