La sentenza della prima corte d’assise di Roma circa l’omicidio di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere dei carabinieri assassinato a Roma dai due giovani americani Finnegan Lee Elder, Gabriel Natale Hjorth, ha decretato per entrambi la condanna all’ergastolo. Dopo più di 13 ore di camera di consiglio i giudici hanno optato per la massima pena nei confronti di quelli che sono stati appunto ritenuti i due responsabili della morte del militare dell’Arma.



Duro il commento da parte di Renato Borzone, difensore di Finnegan Lee Elder, che ha parlato di vergogna per l’Italia: “Questa sentenza – le sue parole riportate dall’agenzia Ansa – rappresenta una vergogna per l’Italia con dei giudici che non vogliono vedere quello che emerso durante le indagini e il processo. Non ho mai visto una cosa così indegna. Faremo appello: qui c’è un ragazzo di 19 anni che è stato aggredito. Abbiamo assistito al solito tandem procure e giudici”. Di tutt’altro parere ovviamente Rosa Maria Esilio, la vedova di Mario, che ha commentato in lacrime: “È stato un lungo e doloroso processo. Questo non mi riporterà Mario. Non lo riporterà in vita, non ci ridarà la nostra vita insieme. Oggi è stata messa la prima pietra per una giustizia nuova. L’integrità di Mario è stata dimostrata nonostante da morto abbia dovuto subire tante insinuazioni”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



OMICIDIO CERCIELLO REGA, SENTENZA: ERGASTOLO/ CONDANNATI GLI AMERICANI ELDER E HJORH

E’ arrivata l’attesa sentenza sull’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. Si è pronunciata la corte d’assise ed è arrivata, come da previsioni, la condanna all’ergastolo per i due giovani californiani Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth considerati dunque colpevoli della colluttazione che portò alla morte del 35enne brigadiere dei carabinieri nel quartiere Prati a Roma, ucciso da 11 coltellate. Alla lettura della sentenza in aula è scoppiata in lacrime la vedova del vicebrigadiere Cerciello Rega, Rosa Maria Esilio, che piangendo ha abbracciato il cognato Paolo Cerciello Rega. Al momento della lettura della sentenza erano presenti in aula anche Andrea Varriale, il collega di Mario Cerciello in servizio con lui la sera dell’omicidio, e i padri dei due imputati Ethan Elder e Fabrizio Natale. (agg. di Fabio Belli)



OMICIDIO CERCIELLO: SI IPOTIZZA CONDANNA ALL’ERGASTOLO

E’ attesa tra stasera e domani la sentenza da parte dei giudici della prima corte d’Assise al termine del processo sull’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. L’uomo fu ucciso a coltellate il 26 luglio 2019 a Roma e ad essere accusati del delitto sono due giovani americani, Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, i quali rispondono di concorso in omicidio. Per entrambi il pm Maria Sabina Calabretta ha chiesto la condanna all’ergastolo. Secondo quanto riferito da Adnkronos, i giudici già da diverse ore sono in riuniti in camera di consiglio in vista dell’attesa sentenza. In aula oggi erano presenti i familiari della vittima e la vedova Rosa Maria Esilio (la coppia era sposta da appena 43 giorni).

Furono undici in tutto le coltellate inferte contro il 35enne brigadiere dei carabinieri nel quartiere Prati, a ridosso del centro. L’omicidio si consumò al culmine di una colluttazione tra i due imputati ed il militare dell’Arma e un collega, Andrea Varriale, avvenuta dopo un normale controllo. I due giovani, come rammenta Secolo d’Italia, erano a caccia di droga dopo aver consumato alcol.

OMICIDIO CERCIELLO SENTENZA ATTESA TRA STASERA E DOMANI

Potrebbe non arrivare in giornata la sentenza sull’omicidio di Cerciello. A dirlo è stato l’avvocato di parte civile Coppi, ai microfoni dell’agenzia di stampa Ansa: “Ci sono molti problemi da affrontare, ci sono otto giudici ed ognuno vuole esprimere il suo punto di vista. Prima di raggiungere un accordo non c’è niente di strano. Ci sono state camere di consiglio andate avanti per settimane”, ha commentato. La procura ha chiesto l’ergastolo con isolamento diurno a carico dei due giovani imputati americani ma ha ribadito di non volerlo esporre come una vittoria eventualmente. In merito l’avvocato Coppi ha commentato: “Fermo restando che c’è un morto che merita tutta la pietà comunque, il fatto di persone che vadano in carcere non può costituire motivo di esultanza per nessuno”. “Sebbene abbiano meditato un castigo, in quanto esseri umani soffrono”, ha aggiunto il legale, quindi a prescindere non ci sarebbero nè vinti nè vincitori a sua detta.