Il sostituto procuratore di Roma, Maria Sabina Calabretta, al termine della requisitoria, ha chiesto che Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth (la cui immagine bendato in caserma aveva fatto il giro del web), vengano condannati a l’ergastolo con isolamento diurno, per l’omicidio di Mario Cerciello Rega, il carabiniere vicebrigadiere assassinato con undici coltellate nella capitale (precisamente nel quartiere Prati), la notte del 26 luglio del 2019; assieme a lui vi era anche il collega Andrea Varriale, rimasto invece solo lievemente ferito nella colluttazione con uno dei due ragazzi.



La richiesta alla corte d’assise da parte del pm è giunta proferendo le parole, riferite all’uomo dell’Arma ucciso: “Un uomo buono – un passaggio della requisitoria così come riferito dai colleghi di RaiNews.it – un carabiniere di cui tutti hanno parlato, è stato ucciso. Un uomo che lavorava e due giovani uomini che volevano passare la serata come potevano. Lo ha detto anche Elder, cercavano cocaina”.



OMICIDIO CERCIELLO, CHIESTO ERGASTOLO: LE DICHIARAZIONI DI FINNEGAN LEE ELDER

Lo scorso uno marzo si era tenuto una nuova udienza del processo iniziato a fine febbraio, e Finnegan Lee Elder, in quell’occasione aveva rilasciato delle dichiarazioni spontanee, apparendo visibilmente provato: “Non sono nella condizione fisica né psicologica per poter parlare con voi a lungo – le parole riportate da Il Corriere della Sera – il pensiero e il dolore per ciò che è accaduto sono devastanti. Ho detto la mia storia appena arrestato ancor prima di parlare con il mio avvocato. Ho pensato fosse meglio avere le mie dichiarazioni disponibili. Ho sempre detto la verità. Vorrei che ascoltaste ciò che è successo dalla mia prospettiva”. Nelle sue dichiarazioni Finnegan Lee Elder aveva ribadito quanto già spiegato in passato, sottolineando che il vicebrigadiere Cerciello e il collega Varriale, non si fossero qualificati, spiegando inoltre che anche se lo avessero fatto non avrebbero compreso la parola “carabiniere”. “Quando sono tornato in hotel avevo ancora l’impressione di essere stato attaccato da un malvivente. Solo in caserma mi hanno detto che avevo ucciso un uomo delle forze dell’ordine ma negli Usa i poliziotti si identificano e tirano fuori le loro armi se qualcuno rifiuta di identificarsi. Onestamente non pensavo di averlo ucciso. Non potevo capire cosa era successo”.

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