Sono state ridotte le pene a Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, i due americani che erano stati condannati per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Roma dopo poco più di tre ore di camera di consiglio. Per Elder, che ha materialmente accoltellato e ucciso il carabiniere, è caduta la condanna all’ergastolo, diventando di 24 anni. Due in più di Hjorth, che era con lui. Il sostituto procuratore generale aveva chiesto la conferma dell’ergastolo per Elder e di ridurre la pena a 24 anni per Hjorth, riconoscendogli le attenuanti generiche pur confermando il suo concorso nel reato di omicidio volontario. I difensori invece hanno ribadito le richieste che avevano avanzato in primo grado: assoluzione per legittima difesa per Elder e per non aver commesso il fatto per Hjorth.
“Che schifo. Un compromesso per cercare di salvare un mentitore ma noi contiamo sempre sull’esistenza di un giudice a Berlino e a Strasburgo. Quello che è successo è indegno. Restano le bugie del testimone principale. Mi riferisco alle 53 bugie di Varriale”, il commento dell’avvocato Renato Borzone, che difende Finnegan Lee Elder con il legale Roberto Capra.
LE REAZIONI DOPO LA SENTENZA D’APPELLO
Traspare amarezza anche dalle parole degli avvocati Francesco Petrelli e Fabio Alonzi, che difendono invece Christian Gabriel Natale Hjorth. “Sono state concesse le attenuanti generiche. Non nascondo una grande delusione. Avevamo dimostrato l’estraneità di Gabriel Natale a questo fatto omicidiario, non aveva previsto l’omicidio, che non era prevedibile. Ci aspettavamo fosse riconosciuta la sua innocenza, Leggeremo le motivazioni perché credo che non sarà facile motivare una condanna in una vicenda così complessa”. L’avvocato Massimo Ferrandini, che rappresenta la vedova di Mario Cerciello Rega: “Nessuna sentenza potrà mai lenire il dolore della signora Rosamaria Cerciello Rega. Certamente con questa sentenza il sacrificio di un uomo dello stato, di Mario Cerciello Rega, non è stato un sacrificio vano”. Nessuna polemica da parte della vedova del vicebrigadiere: “Ringrazio la corte d’Assise d’appello e i miei avvocati. Il sacrificio di mio marito non deve essere dimenticato. È stato ucciso nel momento più felice della sua vita. Il dovere della memoria non è soltanto dei familiari ma di tutti”.
LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO
La vicenda risale al 26 luglio 2019. I due americani cercarono cocaina e la chiesero ad una persona incontrata per strada, Sergio Brugiatelli, che però non l’aveva e li accompagnò da un amico, Italo Pompei. Dopo essersi fatto consegnare 80 euro, rifilò a Christian Gabriel Natale Hjorth una pasticca di tachipirina spacciandola come cocaina. L’intervento dei carabinieri impedì loro di recuperare la truffa, ma riuscirono a rubare la borsa di Brugiatelli, così gli proposero uno scambio. La borsa in cambio di soldi e droga. Fissarono l’appuntamento a qualche ora dopo, ma all’incontro andarono i carabinieri Andrea Varriale e Mario Cerciello Rega, disarmati nonostante le consegne militari, “perché lavorando in un contesto di giovani quale quello di Trastevere, e in abiti estivi, la pistola oltre ad essere visibile e facendo saltare la copertura era anche un pericolo portarla”, ha raccontato il collega sopravvissuto. I due carabinieri provarono a fermare gli americani, ma Finnegan Lee Elder si scagliò contro Cerciello con un coltello colpendolo 11 volte in meno di 30 secondi, per poi scappare. Vennero arrestati poco dopo nell’albergo dove alloggiavano. Invece Cerciello morì tra le braccia del collega.