Confermata la condanna al giovane assassino reo confesso di Chiara Gualzetti, la 15enne uccisa a Monteveglio di Valsamoggia nell’estate 2021 con coltellate, calci e pugni. La sentenza di appello ha stabilito che deve scontare 16 anni e 4 mesi per il delitto che causò un’ondata di rabbia e dolore, ma anche una gara di solidarietà per aiutare la famiglia ad affrontare le spese legali del processo. Il papà della vittima si dice «più che contento», ma anche consapevole che la situazione fosse chiara sin dall’inizio. «Dalle forze dell’ordine ai periti, ai pm e ai giudici tutti hanno lavorato in maniera impeccabile». L’amico di Chiara Gualzetti, che oggi compie 18 anni, dichiarò che un demone l’avrebbe guidato. «Spero che questo sia un monito per minori che a oggi commettono reati convinti di farla franca», ha aggiunto Vincenzo Gualzetti, come riportato da Repubblica.



A commentare la sentenza anche l’avvocato Giuseppe Annunziata, uno dei legali della famiglia: «Rispetto alla vicenda, è una sentenza giusta che dà un senso di giustizia». Trattandosi di minori, la pena è alta, ma ha confermato le motivazioni di primo grado, «dando rilievo ad alcuni aspetti come l’efferatezza del delitto, la giusta valutazione delle aggravanti e in cui l’elemento processuale della capacità di intendere e volere è stato mantenuto fermo».



“CHIARA GUALZETTI UCCISA CON UNA FURIA INAUDITA”

Chiara Gualzetti fu trovata morta il 27 giugno 2021 nel parco di Monteveglio dopo alcune ore di ricerca disperata della famiglia e di numerosi volontari. Il cadavere straziato della ragazzina, che avrebbe dovuto compiere 16 anni di lì a poco, raccontava la violenza con cui l’assassino si era accanito: coltellate, pugni e calci. Un coetaneo, che conosceva la ragazza, confessò di averla uccisa: «Mi ha guidato un demone». Ad un’amica invece disse: «L’ho uccisa, mi dava i nervi». La sentenza del processo in primo grado lo ha condannato a 16 anni e 4 mesi, quasi quanto chiesto dalla procura (16 anni e 6 mesi). La prima condanna era arrivata con rito abbreviato e quando il killer era ancora minorenne: accusato di omicidio pluriaggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minore età della vittima, aveva ricevuto la massima pena possibile. Nelle motivazioni il giudice parlò di una «furia inaudita» nutrita da un «odio profondo» nei confronti di Chiara Gualzetti. Il killer agì con lucidità ed era «pienamente in grado di intendere e volere». Dopo la sentenza, il padre della vittima spiegò che si sarebbe aspettato una pena più elevata, ma ritenne che era stata fatta giustizia. «Mia figlia ammazzata senza motivo, ora non parlatemi di perdono», disse poi in un’intervista a Repubblica. Invece la mamma dell’imputato confermò che il figlio doveva pagare per l’omicidio e di non volerlo giustificare, ma di aspettarsi che venisse curato.

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