Olga, nonna materna del giovane Christopher Thomas Luciani ucciso a Pescara lo scorso luglio, è intervenuta nel salotto televisivo di Caterina Balivo su Rai 1, La volta buona, per parlare della vicenda che ha stravolto la loro famiglia con l’atroce morte del nipote 16enne. Indagati per il delitto, consumato a coltellate in un parco, due coetanei della vittima, figli di un carabiniere e di un avvocato, per i quali è stato convalidato l’arresto.



La nonna di Christopher Thomas Luciani ha raccontato il suo dramma e ha deciso di fondare un’associazione per sostenere i giovani, intitolata “Crox” come il soprannome del ragazzo assassinato. “Quando ho visto mio nipote morto – ha dichiarato la donna –, mi sono chiesta ‘perché?’, e ho deciso di dare vita a questa realtà per provare a cambiare le cose“.



Omicidio Christopher Thomas Luciani, la drammatica testimonianza della nonna Olga a La volta buona

La nonna di Christopher Thomas Luciani lo ha cresciuto come un figlio dopo che la madre è partita all’estero per lavoro. “Avevamo un rapporto speciale“, ha raccontato la donna a Caterina Balivo nel ripercorrere il dramma dell’omicidio di suo nipote. I presunti assassini sono due giovanissimi di “buona famiglia”, elemento che ha acceso vecchi e nuovi interrogativi sulle derive violente della società.

Eravamo una ‘coppia’ speciale, eravamo solo io e lui perché la mamma è partita in Germania quando lui aveva 3 anni, mia figlia era una ragazza madre e lo ha affidato a me, io l’ho appoggiata (…). È dura riuscire a mantenere le lacrime (…). Quando ho visto mio nipote morto ho detto ‘Perché questi giovani fanno questo?’ e mi è venuta la voglia di parlare con loro, di fargli capire che la vita è un dono e non va sprecata. Questi ragazzi vanno aiutati, bisogna capire l’origine di questo malessere“. Secondo la nonna di Christopher Thomas Luciani, dietro l’omicidio del 16enne c’è “la mancanza di sentimenti”,sono diventati come robot, non hanno anima né emozioni. Vivono dietro lo schermo del cellulare, che è quello che ha rovinato i ragazzi. In famiglia non c’è dialogo, nelle famiglie siamo diventati come coinquilini, si vive nella stessa casa, si mangia insieme, ma non ci conosciamo“.