L’omicidio di Cinzia Luison, avvenuto a San Stino di Livenza, nel Veneto, sarebbe riconducibile a ragioni di natura economica. A rivelarlo è “Il Gazzettino”, che sottolinea come il compagno-killer della vittima, Giuseppe Pitteri, fosse affiancato da un amministratore di sostegno imposto dal tribunale e che ricevesse solo 50 euro a settimana per le spese personali, in quanto affetto da ludopatia. Pare che, a un certo punto, il 65enne avrebbe detto a un amico che se la sua compagna non gli avesse dato i soldi, l’avrebbe uccisa.
Cinzia Luison, uccisa all’ora di pranzo dall’uomo nella casa di corso Donatore, sarebbe stata uccisa a bottigliate. Il condizionale è d’obbligo, poiché, se in un primo momento sembrava certa l’arma del delitto (una bottiglia sporca di sangue è stata ritrovata sul luogo del crimine), fin qui non si ha certezza che sia stata usata soltanto quella. Infatti, si legge nell’articolo, “dalle prime risultanze il cranio della poveretta sarebbe stato fracassato contro lo stipite di una porta e una vicina ha riferito di aver sentito rumori simili a martellate provenienti dal loro appartamento”. L’autopsia di martedì mattina fugherà ogni dubbio sulla dinamica dell’uccisione della parrucchiera.
CINZIA LUISON, UCCISA DAL COMPAGNO: IL POSSIBILE MOVENTE
Le indagini stanno proseguendo in maniera serrata per comprendere anche le ragioni alla base dell’omicidio di Cinzia Luison. La pista economica, come dicevamo in precedenza, parrebbe essere quella più accreditata, visto e considerato che l’ex autista dell’Actv accusava la donna di averlo letteralmente “imbrigliato” per impedirgli di spendere, ma in realtà era stata la figlia maggiore a chiedere l’applicazione di tale misura. Addirittura, scrive “Il Gazzettino”, “lei avrebbe voluto che la madre denunciasse una situazione di violenze domestiche e di minacce anche pesanti, ma la donna non aveva mai voluto farlo per non mettere in cattiva luce la famiglia”.
Nonostante l’ira di Pitteri contro Cinzia Luison, la figlia gli aveva scritto una missiva nella quale tutto quello che era successo (l’amministratore di sostegno, i conti bloccati) era dovuto a una sua decisione, presa per il bene del genitore e soprattutto totalmente slegata da qualsiasi volontà della madre della ragazza. A nulla, purtroppo, è valso questo tentativo di spiegazione, più che di difesa: la hair stylist è stata brutalmente assassinata.