Arrivano nuovi aggiornamenti sul tragico omicidio di Cologno al Serio, dove il 47enne Maurizio Quattrocchi nella notte tra il 5 ed il 6 ottobre ha ucciso la moglie Zinaida Solonari. Un dramma che ha sconvolto la comunità bergamasca, con il killer che ha confessato il delitto dopo appena undici minuti di interrogatorio. Di fronte al giudice per le indagini preliminari Federica Gaudino, l’operaio ha sostenuto che non voleva ucciderla: «E’ stato il mostro della gelosia a trasformarmi in una bestia, io non volevo ammazzarla». Dopo tredici anni di matrimonio, Quattrocchi ha messo fine alla vita della compagna e madre di tre figli, due dei quali sono suoi. «Ora ho perso lei e le mie figlie. Mi aveva amato tantissimo, non se lo meritava», le sue parole dinanzi al gip. Secondo quanto riporta L’Eco di Bergamo, al 47enne sarebbe stata contesta la premeditazione: fino adesso ha fornito risposte vaghe sulla dinamica dei fatti, in particolare su ciò che concerne l’arma utilizzata per il femminicidio, un coltello da cucina.



OMICIDIO COLOGNO AL SERIO, LA VITTIMA AVEVA DENUNCIATO

Un omicidio che ha scosso Cologno al Serio, con Zina che aveva già denunciato in passato le violenze ed i soprusi del marito. I carabinieri della compagnia locale erano passati solo due ore prima del delitto da via Alberto da Giussano, dov’è situata la casa della sorella della vittima: da due giorni, infatti, la giovane moldava si era trasferita dai congiunti per sfuggire alla persecuzione del Quattrocchi e le forze dell’ordine avevano attivato un pattugliamento sotto casa. L’ultimo episodio di violenze risale al 3 ottobre: Zina si è recata in caserma per denunciare un’aggressione fisica da parte del marito. Una denuncia che non è mai arrivata in Procura, come evidenzia Il Giorno («Un problema di ricezione da parte del pm titolare»), anche se non avrebbe cambiato le disposizioni che già si erano attuate: «Era una situazione estremamente complessa perché ci sono di mezzo tre figlie. Abbiamo valutato anche un allontanamento, nella casa di Falconara (Ancona) che aveva la donna, ma abbiamo ritenuto che per la serenità dei figli e della vittima il temporaneo spostamento dalla sorella fosse la soluzione migliore. Purtroppo non è bastato», le parole del comandante provinciale dell’Arma, Paolo Storoni.

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