A La Vita in Diretta il caso di Chaanbi Mootaz, che ha ucciso a settembre del 2014, Daniela Bani, l’ex moglie, con venti coltellate. Oggi c’è stata la condanna definitiva in Cassazione, 30 anni per l’omicidio della ragazza di Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia. Subito dopo il brutale assassino, Chaanbi era scappata in Tunisia, rimanendo latitante per cinque anni fino all’arresto dello scorso gennaio da parte delle autorità locali. A questo punto si attende che le autorità magrebine recepiscano la sentenza in Cassazione, dopo di che Mootaz verrà estradato in Italia dove sconterà la sua pena in un carcere del Belpaese. L’unico aspetto complicato della vicenda, come ricorda l’inviato de La Vita in Diretta, è appunto questo rapporto fra le due nazioni con dei codici penali completamente differenti. «Mi aspetto che venga riconfermata la condanna in appello a 30 anni – diceva la mamma di Daniele prima della sentenza di oggi – forse significa la fine di un incubo che dura da 5 anni, e poi non è ancora finita perché vogliamo vedere dove verrà scontata questa pena. Gli amici e i famigliari mi hanno aiutata tanto – dice in lacrime – se non ci fossero stati loro non lo so…».
OMICIDIO DANIELA BAN: CASSAZIONE CONFERMA 30 ANNI A MOOTAZ
Daniela Bani aveva appena compiuto trent’anni prima di venire uccisa, e stava con il marito da più di dieci anni, poi ammazzata a coltellate alla gola, al torace e all’addome, per questioni di gelosia. Mootaz non era nuovo alle forze dell’ordine, visto che prima dell’omicidio aveva scontato una pena ai domiciliari per una questione di droga. L’omicidio non fu di impeto ma premeditato, visto che pochi giorni prima dell’assassinio, Mootaz aveva acquistato il biglietto aereo per la Tunisia, aveva prelevato dei contanti e poi aveva chiesto ad un amico di portare i bambini dai nonni materni. Tutte azioni che hanno fatto pensare ad una premeditazione. Al momento dell’arresto, Salvini commentò: «L’operazione di polizia non restituirà Daniela, ma ci fa sperare che sia fatta finalmente giustizia. Ringrazio i nostri investigatori e le autorità di Tunisi, che si sono confermate collaborative e di parola. Mando un abbraccio affettuoso alla signora Giuseppina e ai due nipotini».