Si svolgeranno domani, sabato 18 dicembre, i funerali di Dario Angeletti, il biologo e professore universitario ucciso nella sua auto lo scorso 7 dicembre a Tarquinia, in provincia di Viterbo. Alla vigilia dell’ultimo saluto che vedrà familiari, colleghi ed amici riunirsi presso il dipartimento di Scienze ecologiche e biologiche a Civitavecchia, sarà la trasmissione Quarto Grado ad occuparsi del giallo che vede ancora molti lati oscuri. Stando a quanto reso noto da Corriere di Viterbo, potrebbero essere le memorie dei cellulari dei vari protagonisti, insieme ai tracciati gps, a fornire una spiegazione ai tanti punti interrogativi.
A confessare il delitto è stato Claudio Cesaris, tecnico universitario 68enne in pensione il quale sarebbe ancora nel reparto detentivo di Belcolle in attesa del trasferimento nel carcere di Civitavecchia. Ascoltato una settimana fa dal gip, il 68enne aveva detto: “Non c’era nulla di premeditato”, ma il suo racconto non convincerebbe del tutto. Anche per questo, forse, gli inquirenti starebbero lavorando nel massimo riserbo. Secondo il racconto si Cesaris si sarebbe trovato lì per caso, nel parcheggio, dopo un malore legato al diabete di cui soffre. Per questo avrebbe fermato un’auto a caso sulla quale viaggiava Angeletti e che passava in quel momento dalla stessa strada. Si è dunque trattato solo di un drammatico caso? O il presunto assassino conosceva i movimenti di Angeletti?
Omicidio Dario Angeletti: a caccia della pistola
Tra gli interrogativi legati al giallo sul delitto di Dario Angeletti, anche quello della presunta crisi glicemica del suo assassino reo confesso: come avrebbe fatto, con estrema lucidità, ad impugnare un’arma, uccidere e poi darsi alla fuga? E soprattutto perché girava armato? A proposito della pistola usata per uccidere il professore universitario, l’arma non sarebbe stata ancora trovata. Si tratta di una calibro 6,35 della quale Cesaris dice di essersene liberato ma che non ha indicato con precisione dove.
A tal fine la procura ha disposto un incidente probatorio al fine di analizzare i dispositivi elettronici ed il cellulare in particolare del 68enne alla ricerca della verità su quanto accaduto lo scorso 7 dicembre. Lo scopo è quello di capire se ci siano o meno messaggi che possano far pensare ad una pianificazione e dopo l’uomo sarebbe andato dopo essersi dato alla fuga. E’ possibile che in quel luogo al momento sconosciuto siano stati lasciati pistola e gilet ancora insanguinato.