A 32 anni dalla morte di Denis Bergamini e dopo sei anni di inchiesta, l’indagine sul presunto omicidio del calciatore del Cosenza sono state chiuse. C’è una indagata ed è Isabella Internò, all’epoca fidanzata dell’uomo. La procura della Repubblica di Castrovillari le ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini, quindi ha 20 giorni di tempo per produrre una memoria difensiva o chiedere di essere interrogata dal pm Luca Primicerio. Bergamini fu trovato cadavere il 18 novembre 1989 sulla strada Statale 106, all’altezza di roseto Capo Spulico, sulla costa jonica calabrese. Per gli inquirenti, sarebbe stato prima narcotizzato e poi asfissiato meccanicamente tramite uno strumento “soft”. Da una perizia eseguita nel 2017 è emerso che la causa della sua morte potrebbe essere un lento soffocamento. Forse è stata usata una busta.
Il suo corpo, esanime o quasi, sarebbe stato poi posto sull’asfalto affinché fosse investito. Infatti, Denis Bergamini venne travolto da un tir in transito guidato da Raffaele Pisano, il quale non risulta indagato al termine dell’inchiesta. La posizione di Luciano Conte, poliziotto e marito di Isabella Internò, è stata archiviata: era stato indagato per favoreggiamento.
CHIUSA INCHIESTA, LA REAZIONE DELLA FAMIGLIA
Per i pm sarebbe stata Isabella Internò con persone rimaste ignote a organizzare il piano criminale per uccidere Denis Bergamini. Forse è stata una di queste, e non l’ex fidanzata del calciatore, a soffocarlo. Per quanto riguarda comunque il movente dell’omicidio, sarebbe quello della vendetta, perché Bergamini aveva deciso di interrompere la relazione con l’indagata. Ora Isabella Internò la procura contesta anche aggravanti, come la premeditazione e motivi abietti e futili. «Siamo sorpresi», il commento dell’avvocato Fabio Anselmo, che assiste la famiglia di Denis Bergamini. In un post su Facebook ha scritto di aver appreso la notizia da un comunicato stampa. «Non sappiamo che fine abbiano fatto gli altri indagati. Sappiamo che Isabella Internò rimane accusata di omicidio pluriaggravato e, come tale, punibile esattamente con l’ergastolo e quindi non soggetto a prescrizione», ha aggiunto. L’auspicio del legale è di conoscere il contenuto degli atti di indagine e del fascicolo, per questo è stata inoltrata una richiesta di accesso via pec. «Credo che la famiglia Bergamini ne abbia pieno diritto così come forse avrebbe avuto diritto di conoscerne gli esiti magari in altro modo».