Nuovi dettagli sull’omicidio di Meredith Kercher arrivano dalle motivazioni della condanna in appello di Amanda Knox per calunnia ai danni di Patrick Lumumba: si parla di un «urlo straziante» da parte della vittima. Per i giudici non solo si tratta di un fatto accaduto davvero, ma è pure una «circostanza puntualmente riportata nel memoriale» dell’americana. Per quanto riguarda quell’urlo, nel racconto dell’americana è scritto che la portò a coprirsi le mani con le orecchie e a «rannicchiarsi in cucina nel tentativo di non sentirlo». Il delitto di Perugia, di cui si parla nella puntata di oggi di Cronache criminali alle ore 23:30 su Rai 1, è uno dei casi di cronaca nera più noti degli ultimi anni.



La vittima è una studentessa 21enne di Leeds in Erasmus in Italia, uccisa nell’appartamento di Perugia dove viveva con altre tre ragazze, due italiane che erano assenti quella notte e Amanda Knox, accusata di averla uccisa con l’aiuto del fidanzato Raffaele Sollecito. Era il 1° novembre 2007 e la ragazza venne trovata morta con la gola tagliata nella sua camera da letto. Sollecito, che chiamò i carabinieri, si presentò di sua spontanea volontà in questura per rendere una dichiarazione, ma venne prima trattenuto come testimone, poi come indagato, infine venne fermato e arrestato con Knox.



OMICIDIO DI MEREDITH KERCHER: L’ITER GIUDIZIARIO

L’unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher è Rudy Guede, incastrato dal Dna sugli indumenti della vittima: dei 16 anni di carcere ricevuti con rito abbreviato (pena gli è stata ridotta in appello, in primo grado era stato condannato a 30 anni), ne ha scontati alla fine 14. Nel processo di primo grado, invece, Amanda Knox e Raffaele Sollecito vennero condannati rispettivamente a 26 e 25 anni. La prima svolta si è avvenuta in appello, perché l’americana e l’ormai ex fidanzato vennero assolti dalle accuse di omicidio e violenza sessuale, uscendo dal carcere.



La Cassazione, però, annullò le sentenze di assoluzione, rinviando l’omicidio di Meredith Kercher di nuovo in appello, riaffermando la presenza del Dna dell’americana sul coltello ritenuto l’arma del delitto. In appello Knox e Sollecito vennero condannati di nuovo, ma questo rimpallo di giudizi è culminato nel 2015 quando la Cassazione li ha nuovamente assolti per non aver commesso l’omicidio.

Le prove genetiche dell’omicidio di Meredith Kercher vennero tutte respinte, ma rimase il sospetto che Sollecito fosse presente in casa la notte dell’omicidio, in un momento però che non è stato chiarito. In conclusione, l’iter giudiziario ha stabilito che Guede ha commesso l’omicidio in concorso con ignoti, invece Amanda Knox ha avuto una «connivenza non punibile», invece Raffaele Sollecito è estraneo al delitto.

La vicenda dell’omicidio di Meredith Kercher è finita anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) su iniziativa di Knox, che ha denunciato l’Italia per averla sottoposta a un processo iniquo e averla maltrattata durante l’interrogatorio: lo Stato è stato condannato al risarcimento di 18.400 euro tra danni morali e spese legali per non aver accertato le presunte pressioni che avrebbe subito l’americana e per averla interrogata senza il suo legale.