Cosa è successo a Diabolik, storico capo ultras della Lazio? A ricostruire quanto accaduto quel 7 agosto 2019 è l’autista Creagh Gomez, presente al momento dell’omicidio. Davanti alla Terza Corte d’Assise di Roma, il 33enne cubano rivela: “Ho visto Fabrizio alle 13 sul Lungotevere in un negozio di tatuaggi, poi siamo andati a pranzo in zona Tiburtina, e a seguire l’ho portato in un ufficio sempre nella stessa zona e lì Fabrizio ha parlato con una persona. C’era anche Fabrizio Fabietti. Poi siamo usciti e siamo andati al parco degli Acquedotti solo io e Fabrizio”.
Fabrizio Piscitelli, noto proprio come “Diabolik”, è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa. L’unico imputato per quell’omicidio è Raul Esteban Calderon, che ha seguito l’udienza in videoconferenza. Gomez spiega di essere arrivato con il capo ultras sul luogo dell’omicidio verso le 18.00: “Io non dovevo scendere ma lui mi ha detto di tenergli compagnia e sono andato con lui. Non mi aveva detto il perché doveva andare lì. Fabrizio aveva tre telefoni, ma quel pomeriggio uno lo aveva lasciato in macchina. Lui era tranquillissimo”.
L’autista: “Lì anche il giorno prima, avevamo sbagliato giorno”
Al momento dello sparo che ha colpito Fabrizio Piscitelli, uccidendolo, Creagh Gomez, suo autista, era vicino a lui. Alla Terza Corte d’Assiste di Roma rivela: ”Era tranquillissimo. Ci siamo seduti sulla panchina con le spalle al parco e la strada davanti, lui era alla mia destra e faceva telefonate. A un certo punto ho sentito tre passi che si avvicinano da dietro, di una persona che corre, e ho visto la pistola alla testa di Fabrizio. Poi il colpo esploso, un solo colpo”. Un colpo però letale per il capo ultras leader della Curva Nord biancoceleste.
”Ho visto Fabrizio accasciarsi, mi sono alzato e mi sono allontanato. Ero molto spaventato ho pensato ‘se l’hanno fatto a lui potrebbero farlo anche a me'”, ha aggiunto l’autista. Dopo essersi alzato, Gomez racconta di aver visto”Una persona che correva con la pistola in mano, una persona sportiva, più alta di me, più di 1,80. Ricordo che aveva qualcosa sul braccio e un pantaloncino fino al ginocchio”. Non ricorda però nulla del volto. I due erano stati al parco degli Acquedotti anche il giorno precedente, il 6 agosto 2019: “Eravamo andati al parco, ci siamo seduti sulla stessa panchina e anche in quell’occasione non mi ha detto nulla sul perché eravamo lì. Ma a un certo punto mi ha detto che potevamo andare via perché aveva sbagliato il giorno. E ci siamo tornati il giorno dopo”, conclude Gomez.