Avrebbe ucciso a coltellate don Roberto Malgesini, ma il tunisino 53enne irregolare sul territorio italiano da diversi anni avrebbe voluto fare di più. Lo rivela Agi.it rispetto al contenuto dell’ordinanza di convalida di arresto dell’uomo, Mahmoudi Ridha, in carcere con l’accusa di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. Il 53enne avrebbe accoltellato la vittima a Como e una volta a terra avrebbe infierito ulteriormente con un grosso coltello da cucina. La presenza di un’ampia ferita al collo farebbe inoltre pensare che il tunisino fosse intenzionato a decapitare il prete, senza tuttavia riuscirci. Il gip, nella sua ordinanza, farebbe riferimento ai riscontri emersi dopo l’autopsia eseguita sul corpo di don Malgesini. Il medico incaricato avrebbe evidenziato la grossa ferita al collo “che appare suggerire un tentativo di decapitazione non portato a termine per la volontà di resecare il piano osseo della colonna vertebrale”. Se in un primo momento aveva confessato l’omicidio choc, successivamente, durante l’interrogatorio davanti al giudice, il tunisino ha ritrattato tutto, negando di averlo ucciso.



DON MALGESINI, TUNISINO “VOLEVA DECAPITARLO”: L’AUTOPSIA

Mahmoudi Ridha, presunto assassino di don Roberto Malgesini, nella nuova versione ha ritrattato tutto avanzando l’ipotesi del complotto contro di lui al quale avrebbe preso parte anche lo stesso sacerdote al fine – ha asserito l’uomo – di allontanarlo dall’Italia. Sarebbe proprio Ridha a sentirsi vittima e secondo le ultime indiscrezioni rese note dal Corriere della Sera nell’edizione online il 53enne oltre al “prete degli ultimi”, come veniva chiamato don Malgesini, avrebbe anche voluto colpire anche gli avvocati che lo hanno assistito e che non avrebbero a suo dire fatto nulla per annullare l’ordinanza di espulsione. Secondo l’accusa si tratta di un omicidio pianificato da tempo e per questo all’uomo viene contestata anche la premeditazione. In seguito alla convalida dell’arresto da parte del Gip, nelle passate ore Ridha è stato trasferito dal carcere di Como per paura di ritorsioni da parte dei detenuti che conoscevano ed apprezzavano la vittima don Roberto.

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