Sepolta nel fango, in avanzato stato di decomposizione: venne trovata così Elena Ceste il 18 ottobre di quasi dieci anni fa a Isola d’Asti, in Piemonte, ma l’autopsia non evidenziò alcuna ferita o segno di violenze, in quanto le lesioni sulla testa erano compatibili con le condizioni del ritrovamento: il corpo della donna, al centro della puntata di Faking It in onda oggi sul NOVE, era rimasto per mesi sotto uno strato fangoso, preda delle intemperie. Inoltre, non fu possibile verificare se era stata strangolata o soffocata, poiché le cartilagini del collo erano diradate.
La donna, una analista chimica che all’epoca dei fatti aveva 37 anni, era scomparsa da gennaio da Castigliole d’Asti, dove viveva col marito Michele Buoninconti e i quattro figli. L’uomo raccontò che la moglie era sconvolta dalla confessione di aver intrattenuto una relazione compromettente con un uomo via sms. Dalle indagini emerso diverse amicizie con sei uomini, ma i loro alibi reggevano, quindi per i carabinieri nessuno di loro aveva avuto un ruolo nella morte di della donna. Forse proprio quelle amicizie erano la base del movente dell’omicidio.
IL MIRINO DEGLI INQUIRENTI SUL MARITO MICHELE BUONINCONTI
Infatti, l’attenzione si concentrò sul marito, che peraltro si era contraddetto più volte. Il resto lo fecero le intercettazioni telefoniche e ambientali, da cui emerse che era aggressivo e oppressivo con i figli, a cui imponeva di non riferire delle liti con la moglie. Inoltre, insospettì il fatto che aveva relazioni telefoniche con altre donne mesi dopo la scomparsa della moglie Elena Ceste.
Iscritto nel registro degli indagati il 24 ottobre 2014, nel gennaio dell’anno dopo venne arrestato dai carabinieri con l’accusa di aver ucciso la moglie Elena Ceste e di averne occultato il cadavere. In base a quanto ricostruito, l’uomo accompagnò i figli a scuola, poi tornò a casa dalla moglie e la soffocò a letto, per portarla fuori casa nuda. In seguito riordinò la stanza, lasciando invece il resto della casa in disordine.
OMICIDIO ELENA CESTE, L’ITER GIUDIZIARIO
Da una perizia emerse che Michele Buoninconti aveva un disturbo della personalità ossessivo e un ego smisurato. L’iter giudiziario si è aperto col processo di primo grado, che si è concluso con la condanna a 30 di carcere con rito abbreviato.
Le sentenze di appello e Cassazione hanno confermato la pena, ma i processi non hanno mai fornito la dinamica dell’uccisione di Elena Ceste con certezza, mentre il movente sarebbe stato la doppia vita della vittima. Eppure, nel gennaio di quattro anni fa l’uomo chiese la revisione del processo, non accolta, ribadendo la sua tesi, cioè che la moglie era morta di freddo.