Il caso di Elisa Pomarelli, la 28enne uccisa “perché rifiutava” l’amore di Massimo Sebastiani, continua a essere al centro delle cronache. Soprattutto dopo la pubblicazione di certi articoli che indicano l’assassino come “un gigante buono” che soffriva perché rifiutato, articoli che sembrano implicare che alla fine la vittima è lui, l’assassino. Pare che Elisa fosse omosessuale, da qui il suo no all’insistenza dell’uomo. Le piaceva la sua compagnia, girare con lui per le campagne piacentine che Sebastiani, che faceva anche il boscaiolo, conosceva benissimo. Ne abbiamo parlato con don Pietro Cesena, parroco a Piacenza, in una frazione della quale città, Borgotrebbia, è avvenuto l’omicidio e che proprio ieri nell’omelia domenicale ha parlato del caso: “Il femminicidio di Elisa dimostra l’incapacità della sfera maschile di entrare in relazione con quella femminile. Si tenga conto, però, che l’amore implica libertà e verità. Mai e poi mai il possesso dell’altro può essere giustificato. Bisogna avere il coraggio di rifiutare i rapporti malati, di odiare i ricatti affettivi” ha detto. Lo abbiamo chiamato per chiedergli di approfondire queste parole, iniziando proprio da quegli articoli dove Elisa Pomarelli sembra essere giudicata colpevole di aver scatenato la reazione dell’uomo: “È una vicenda talmente complessa che è difficile rapportarsi ad essa. Oggi il livello affettivo tra le persone è un disastro totale dove mancano punti di riferimento. Chi è che ci insegna oggi che è possibile la fedeltà o anche il rifiuto? Chi è che ci sta educando anche ad accettare il rifiuto? I nostri ragazzi non sono abituati al rifiuto, il loro pensiero è voglio tutto e subito”. Sebastiani però è un uomo adulto, non un ragazzo, è il frutto di questa mentalità del voglio tutto, anche una donna? “Viviamo in una cultura dove tu paghi e compri, manca anche il rispetto delle cose, non solo delle persone. Invece lo spreco è amare, quando una persona ama non fa dei tornaconti; ecco perché l’amore vero è libertà. E deve implicare anche il rifiuto, se ami davvero una persona. Parlo dal punto di vista della fede, ovviamente, e penso a Gesù che ci ha amato anche se noi lo abbiamo rifiutato e scartato dalla nostra vita”. Manca dunque un livello educativo, oggi tutto è dato per scontato, se lo voglio me lo compro o lo rubo o uccido: “Manca un discorso di educazione integrale della persona, cosa che implica l’annuncio di Gesù Cristo che forse oggi è quello che ci manca di più”.



L’AMORE COMMERCIALE COME UN FRIGORIFERO USATO

Il grande filosofo Bauman diceva proprio che oggi l’amore è un fatto commerciale, parlava di commercialismo dell’amore, sto con te fino a quando mi stai bene poi “compro” un altro amore: “Perché oggi non si ripara più niente. Se si rompe il frigorifero o la televisione lo buttiamo via perché costa meno comprarseli nuovi che farli riparare o perché ci sono sempre modelli nuovi che ci attirano. Tutto è a scadenza. Su un frigorifero di una famiglia giovane ho visto la scritta “niente è per sempre”, una cosa terribile perché dà già per contato che l’amore non è per sempre esattamente come gli oggetti”. Don Pietro ci parla delle reazioni della gente che conosceva Elisa: “Una mamma mi ha detto che fra le due mamme preferirei essere quella che ha perso la figlia che essere la madre dell’assassino. Non potrei mai vivere con il dolore di essere la madre di un figlio che ha ucciso, è più devastante che essere la madre di una figlia che è stata uccisa”. Viene in mente il caso di Santa Maria Goretti, uccisa anche lei perché aveva rifiutato un rapporto sessuale con l’uomo che poi l’ha assassinata, una storia caratterizzata dal profondo pentimento dell’assassino: “Io vado regolarmente in carcere a trovare i detenuti e penso che sia un luogo necessario di riflessione sulla propria vita. Invece ci facciamo belli con frasi come “nessuno tocchi Caino”, ma su quali basi io non devo toccare Caino? Ho parlato con il padre della ragazza, che mi ha detto: io sono anche disposto a perdonare. Io gli ho detto: aspetta, perdonare non è una cosa automatica, ci sarà bisogno di un percorso. Non si perdona o ci si pente così per dire una cosa bella, bisogna viverlo dentro. Infine nessuno parla della devastazione psichiatrica che c’è oggi nella società, quasi nessuno che se ne prende cura. Questa persona aveva evidenti problemi mentali, ma chi l’ha ascoltato, seguito, aiutato?”.



(Paolo Vites)

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