Il settimo complice dell’omicidio Fabio Ravasio si chiama Mohamed Dhaibi ed è stato arrestato giovedì sera dai carabinieri di Legnano con l’accusa di aver preso parte al piano per il finto incidente stradale. Il 45enne marocchino sarebbe stato assoldato da Adilma Pereira Carneiro, compagna della vittima e “mente” del piano omicida, con un ruolo ben preciso: doveva fingere un malore la sera del delitto, così avrebbe bloccato il traffico sulla strada provinciale 149 tra Parabiago e Casorezzo, aprendo la strada all’Opel Corsa che ha investito Ravasio.
Il nome del nordafricano, soprannominato Blanco, è emerso per la prima volta da un’intercettazione tra due persone vicine ad alcuni fermati, ma non coinvolte nell’inchiesta sull’omicidio Fabio Ravasio. In questa conversazione gli interlocutori si dicevano stupiti del fatto che tra le persone convocate in caserma per raccogliere informazioni sull’accaduto non ci fosse anche lui, evidentemente ritenendolo implicato in qualche modo nella vicenda.
Di Mohamed Dhaibi hanno poi parlato al pm il “palo”, che ci aveva convissuto per un anno, e il meccanico Fabio Oliva, colui che ha sistemato l’auto su mandato della donna. Il “palo” ha confermato che Blanco doveva fingersi di sentirsi male.
OMICIDIO FABIO RAVASIO, FERMATO ANCHE IL FINTO INFORTUNATO
Il settimo complice ha portato a termine il suo compito, come ha raccontato al coinquilino, infatti due automobilisti si sarebbero fermati in quei minuti per prestargli soccorso. Dopo il finto incidente stradale, alcuni complici di Adilma Pereira Carneiro si sono riuniti nella villa dove poi è stata nascosta l’auto che aveva investito Fabio Ravasio. Tra loro c’era anche Mohamed Dhaibi, arrivato in bicicletta, poi avrebbe partecipato all’occultamento dell’auto in un box.
Dalle indagini è emerso che anche a Blanco era stato promesso un appartamento nella cascina da ristrutturare che era stata acquistata. Dopo il meccanico, è stato fermato il finto infortunato, intanto una scia di sangue si allunga dietro la donna sudamericana, perché ora emergono sospetti anche sulla morte di altri due mariti. Il primo sarebbe stato ucciso in circostanze misteriose in Brasile, il secondo sarebbe morto d’infarto a 48 anni durante un permesso premio fuori dal carcere, dove era finito per due omicidi.