Proseguono (e si allargano sempre di più) le indagini attorno all’omicidio Fabio Ravasio, il commercialista 52enne ucciso a Parabiago in quello che sembrava – almeno in un primo momento – un fatale incidente stradale e che si è trasformato ben presto in una fitta trama di amanti, bugie e promesse: al centro della ‘tresca’ che stanno delineando gli inquirenti attorno al decesso dell’uomo ci sarebbe la 49enne brasiliana Adilma Pereira Carneiro che avrebbe agito sfruttando non uno, ma ben sette complici; sempre che le indagini non portino ad incriminare altre persone.



L’omicidio Fabio Ravasio secondo gli inquirenti sarebbe stato organizzato per diversi mesi (alcuni tra i complici dicono di esserne al corrente almeno da tre) nei minimi dettagli al solo scopo di permettere a quelle che è stata già rinominata ‘mantide di Parabiago’ di incassare una cospicua eredità; il tutto mentre attorno alla donna si disegna anche la trama della magia nera – pare che fosse sacerdotessa della religione afrobrasiliana candomblè – e le indagini si stanno allargando anche ad altre due morti sospette tra i suoi ex compagni e mariti.



Omicidio Fabio Ravasio: chi sono i sette (più uno) complici che hanno aiutato la mantide Adilma Pereira Carneiro

Ma chi sono questi sette (forse otto, forse di più) complici che hanno contribuito all’omicidio Fabio Ravasio? I primi due – ritenuti ora gli autori materiali del piano architettato dalla mantide – sono il figlio (nato da una precedente relazione) Igor Benedito e il marito Marcello Trifone: il primo era alla guida alla Opel Corsa che ha investito il 52enne; mentre il secondo – definito dagli inquirenti come un uomo “senza alcuna propria dimensione [e] completamente in balia della donna” – gli sedeva vicino.



Non manca poi neppure l’amante Fabio Ferretti che ha aiutato la donna e la rete di complici a nascondere l’auto che ha ucciso il povero Ravasio e che condivideva con la mantide – sempre secondo gli inquirenti – “incontri di sesso [nei] motel; mentre il secondo amante Fabio Lavezzo e l’amico Mirko Piazza (al quale è stato promesso in cambio un appartamento) hanno assolto al compito di pali e hanno aiutato a nascondere l’auto usata per l’omicidio.

Gli ultimi due (almeno, lo ripetiamo, tra quelli scoperti fino a questo momento) sarebbero Fabio Oliva – meccanico di Parabiago che ha rimesso in sesto e scelto personalmente la Opel Corsa usata per uccidere il 52enne – e Mohamed ‘Blanco’ Dhaib, fermato per ultimo con l’accusa di aver inscenato un finto malore per bloccare il traffico in via Vela; ma non manca neppure un ottavo (anonimo) indagato che parrebbe essere un vigile urbano locale che ha fornito al gruppetto tutte le informazioni per evitare le telecamere di videosorveglianza.