Una richiesta formale, tramite lettera alla procura, per chiedere la riapertura delle indagini sull’omicidio di Fausto e Iaio, giovani militanti di sinistra uccisi il 18 marzo del 1978 in via Mancinelli al Casoretto, a Milano, poco lontano dal Leoncavallo, il centro sociale che frequentavano. La lettera è stata firmata dal sindaco Beppe Sala. Ad annunciare la possibile riapertura delle indagini dall’aula di Palazzo Marino è stato il consigliere del Pd Rosario Pantaleo, autore di una mozione che invitava Sala a chiedere la riapertura.
La richiesta del sindaco Sala è arrivata dopo che l’aula è stata chiamata a votare il 29 maggio scorso una mozione presentata dallo stesso Pantaleo. Questa chiedeva proprio all’amministrazione di “operare nei confronti della Procura della Repubblica di Milano, in segno di urgenza di giustizia, seppure a tanti anni dagli eventi, affinché si proceda alla riapertura delle indagini sulla morte di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci per dare loro, ai loro cari e alla città tutta quella giustizia e pace indispensabili per una vera memoria condivisa”.
Un mistero irrisolto: chi ha ucciso Fausto e Iaio?
Il consigliere comunale Rosario Pantaleo che ha spinto per la riapertura delle indagini sull’omicidio di Fausto e Iaio pensa che la vicenda risulti ancora oscura, “a distanza di oltre venti anni dalla chiusura giudiziaria del caso e a quarantacinque anni dagli eventi resta l’amarezza che, a tutt’oggi, non vi siano colpevoli – come aveva sottolineato nella mozione – per un evento delittuoso rimasto nella memoria dei milanesi che, ancora e comunque ogni vicissitudine, attendono giustizia“, spiega l’Ansa.
I due ragazzi erano entrambi frequentatori del centro sociale Leoncavallo e il mistero della loro morte è rimasto irrisolto. I due, come spiega il Giorno, stavano facendo ricerche sullo spaccio di droga nella zona. Il crimine fu rivendicato dai Nuclei armati rivoluzionari (Nar), un’organizzazione terroristica di stampo neofascista. Le indagini durarono 22 anni ma nel 2000 furono archiviate dalla giudice Clementina Forleo “pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva ed in particolare”. Allora furono indagati Massimo Carminati, Mario Corsi e Claudio Bracci.