Omicidio Francesca Deidda, scomparsa a San Sperate il 10 maggio scorso e ritrovata morta in un borsone tra le campagne del Sud Sardegna: i legali dell‘unico indagato Igor Sollai, avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, chiedono che si interrompa la scia di “pettegolezzi” e “illazionI” da settimane al centro delle cronache intorno al delitto della 42enne. Un intervento, quello della difesa dell’uomo accusato di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere, riportato dal quotidiano locale Casteddu Online e arrivato a poche ore dalle dichiarazioni rese a MowMag dalla criminologa Roberta Bruzzone consulente dei familiari della vittima.
Secondo Bruzzone, occultamento e depistaggio avrebbero coinvolto “più persone” e non il solo marito della vittima. A suo avviso, quindi, ci sarebbe almeno un complice che potrebbe aver aiutato il 43enne a disfarsi del corpo della moglie e a tessere la trama delle condotte con cui avrebbe cercato di simularne un allontanamento volontario. I difensori di Sollai, però, sottolineano che finora non c’è alcun riscontro e tutto gravita nell’alveo delle ipotesi: “Lavoriamo su dati e riscontri ufficiali, i processi mediatici non fanno parte della nostra professione”.
Omicidio Francesca Deidda, il nodo arma del delitto e presunto complice
Le indagini sull’omicido di Francesca Deidda vanno avanti nel massimo riserbo e il Ris di Cagliari ha in mano diversi reperti da analizzare, oggetti rinvenuti a casa della coppia a San Sperate e nell’area di interesse dove è avvenuto il ritrovamento del corpo. Nel frattempo, riporta Casteddu Online, è guerra tra le parti su alcune indiscrezioni emerse nelle ultime settimane dopo l’arresto del marito della vittima Igor Sollai, unico indagato per il delitto. Secondo una prima indiscrezione emersa a favore di cronaca, l’arma del delitto sarebbe compatibile con un pesante attrezzo da palestra che però non è stato trovato. Sul punto, la difesa di Sollai, rappresentata dai legali Demurtas e Pirarba, ha espresso la sua critica: “Ad oggi, sebbene numerose testate abbiano affermato il contrario, non ci sono ancora dati oggettivi che permettano di affermare natura e provenienza delle tracce biologiche riscontrate, così come non c’è alcun elemento che consenta di formulare ipotesi sull’arma del delitto“.
Secondo gli avvocati che assistono Igor Sollai, riporta ancora la testata, vengono “resi noti continuamente dettagli e circostanze che, oltre a non essere corretti e rispondenti a quanto sino ad ora accertato, in alcuni passaggi violano il segreto istruttorio e il principio di non colpevolezza“. Allo stato attuale, precisano gli avvocati, le indagini sono nella fase più delicata e si stanno svolgendo tutti gli accertamenti irripetibili per cui non è possibile, in questo momento, affermare una o l’altra tesi neppure in termini di astratta probabilità.