Omicidio Garzeno, un amico del 17enne: “Parlava sempre di musica e…”

Cosa ha spinto il 17enne ad uccidere Candido Montini, l’anziano signore di Garzeno, in provincia di Como? Nel paesino, con pochissime anime, l’uomo è stato trovato senza vita in casa. Un omicidio che ha sconvolto tutta la comunità, che fortemente credeva e sperava che l’assassino venisse da fuori e che non fosse un loro concittadino. Purtroppo così non è: ad uccidere il povero uomo è stato un ragazzo del posto, neppure maggiorenne: ha 17 anni, infatti, colui che ha preso a coltellate l’anziano e a scoprirlo è stato un test del Dna condotto sul cadavere. Si tratterebbe inoltre di un suo parente, oltre che di una persona che in passato si è presa cura proprio dell’uomo.



Un conoscente del 17enne, ai microfoni di “Mattino 4”, spiega: “Lo vedevo spesso perché io torno dal lavoro con l’autobus e lui saliva a metà strada e parlavamo spesso della musica. Lui aveva il chiodo fisso dei soldi perché aveva bisogno per fare musica, per la strumentazione e anche per comprare un drone che voleva utilizzare per girare dei videoclip dei suoi brani. Parlava sempre di soldi, anche nelle sue canzoni”. Sembrerebbe dunque che il movente economico sia quello principale: gli inquirenti sono indirizzati appunto su questo teoria per cercare di spiegare il perché il giovane minorenne avrebbe ucciso l’anziano signore, suo parente.



Omicidio Garzeno, l’amico: “Pietrificato dopo l’arresto”

Lo stesso testimone, ospite di “Iceberg Lombardia”, ha spiegato: “I soldi fanno parte del linguaggio della trap. Io faccio più una trap anni Novanta ma quel genere che fa lui, è diverso. Se tu non parli di soldi, la gente non ti caga neanche. Dopo l’arresto sono rimasto pietrificato. Io credevo che l’assassino venisse da fuori e avesse più di quarant’anni, perché ci è voluta forza nel farlo. Mentre il ragazzo è magrissimo”.

Secondo gli inquirenti ci sarebbe un movente economico dietro al terribile gesto del giovane. Come raccontato dal fratello dell’uomo, sconsolato, in passato il minorenne aveva anche curato l’anziano, occupandosi di lui in un momento di difficoltà. Un ragazzo che dunque conosceva bene e che la famiglia riteneva come una persona della quale potersi fidare.