L’ombra della premeditazione si allunga sull’omicidio di Giada Zanola, la 33enne gettata da un cavalcavia sulla A4 a Vigonza (Padova) la notte tra il 28 e il 29 maggio 2024 scorsi. Secondo i primi risultati dell’autopsia, la donna era viva quando l’ex compagno Andrea Favero, accusato del delitto, l’avrebbe scaraventata oltre il parapetto finendo per farla cadere sull’asfalto per essere poi travolta da un mezzo in transito. Una vicenda dietro la quale ora si insinua, ancora più prepotente, l’ipotesi di un piano premeditato.



Dagli esami tossicologici, infatti, è emerso che nel sangue di Giada Zanola sarebbero presenti tracce di benzodiazepine e gli inquirenti sospettano che sia stata narcotizzata prima di essere uccisa. Uno scenario che si sarebbe irrobustito con la recente scoperta di un ulteriore elemento potenzialmente a carico dell’indagato – la cui prima ammissione di responsabilità, resa in assenza di un legale, non è di fatto utilizzabile ai fini probatori -: a casa di Andrea Favero, dove viveva con Giada Zanola prima che la loro relazione si interrompesse a un passo dalle nozze, gli inquirenti avrebbero trovato boccette di sonnifero compatibili con le sostanze individuate nel corpo della vittima. Si tratterebbe di farmaci che Favero avrebbe avuto dietro regolare prescrizione e che, circostanza ancora da accertare, potrebbe aver somministrato alla ex compagna per impedirle una reazione.



Le analisi in corso per capire se Andrea Favero ha narcotizzato Giada Zanola prima dell’omicidio

A riportare la novità nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Giada Zanola è Adnkronos, secondo cui saranno condotti degli esami anche sull’ex compagno Andrea Favero per accertare se usasse effettivamente quei sonniferi acquistati in farmacia con regolare ricetta a lui intestata.

In caso contrario, spiega l’agenzia di stampa, l’ipotesi dell’aggravante della premeditazione assumerebbe un profilo ancora più concreto e la posizione dell’indagato potrebbe peggiorare notevolmente. Stando a quanto ricostruito da Il Gazzettino, la 33enne non avrebbe mai ricevuto alcuna prescrizione di farmaci di quel genere, ma da qualche tempo prima del delitto avrebbe manifestato ad alcuni amici il suo sentirsi particolarmente debole e affaticata. A persone a lei vicine, Giada Zanola avrebbe raccontato di avvertire sonnolenza e avrebbe fatto loro una confidenza che oggi suona come un sinistro presagio: la paura che il suo ex compagno la stesse drogando.