Quasi tre anni dopo l’omicidio di Giampiero Carvone, è stato individuato il possibile assassino. Si tratta di G. F., già agli arresti domiciliari per altri fatti. All’alba di oggi è stato condotto in carcere, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Lecce alla luce di quanto emerso dalle indagini dei poliziotti della Squadra Mobile di Brindisi, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce. Ma hanno avuto un peso anche le dichiarazioni di alcuni testimoni di giustizia. Era il 10 settembre 2019 quando il 19enne fu ucciso con un colpo di pistola esploso mentre si trovava sotto casa, nel rione Perrino. Un agguato mortale, davanti al portone di casa.



Il suo assassino era nascosto in un varco che collega via Tevere ad una strada parallela, quindi lo colpì alle spalle. Il padre di Giampiero Carvone, allarmato dagli spari, corse a soccorrere il figlio, mentre l’assassino fuggiva. Il ragazzo era vivo, ma in condizioni gravissime, infatti morì poche ore dopo all’ospedale Perrino. Oggi la svolta nelle indagini. A carico dell’indagato ci sono «inconfutabili elementi di prova che consentivano al pm della Dda di Lecce di richiedere al gip l’emissione del provvedimento oggi eseguito», si legge in una nota della Questura. Individuato anche il movente dell’omicidio, scaturito «da un furto di autovettura in pregiudizio di un soggetto brindisino legato da rapporti di parentela ad un noto esponente della criminalità locale».



IL MOVENTE DELL’OMICIDIO DI GIAMPIERO CARVONE

Ma la Mobile nel comunicato precisa che l’omicidio di Giampiero Carvone «non è reazione diretta al furto dell’autovettura ma punizione di uno ‘sgarro’ del povero Giampiero, che probabilmente in ragione della giovane età non era riuscito ancora ad assimilare i contenuti del codice di comportamento mafioso, nei confronti dei suoi stessi amici e forse anche correi nell’episodio che aveva determinato le vicende delittuose». Dunque, la vittima è stata punita «in puro stile mafioso per non avere coperto, secondo uno dei principi cardine della codicistica criminale, quello dell’omertà, quelli che da altra parte della criminalità venivano additati come gli autori di uno “sgarro” che, a prescindere dalle conseguenze, meritava di essere punito».



A tal proposito, il gip nell’ordinanza di custodia cautelare scrive che Giampiero Carvone è stato ucciso «per porre fine ad una situazione ‘scomoda’ che per l’autore dell’omicidio poteva trovare soluzione sol con l’eliminazione fisica del giovane Carvone, definito come esuberante e, in quanto tale, non gradito negli ambienti malavitosi nei quali, nonostante tutto, era inserito». Dunque, per il gip il 19enne è morto sostanzialmente per «per avere fatto ‘l’infame’, avendo riferito ad un uomo di spessore, assai temuto, i nomi dei suoi complici nel furto, tra cui proprio l’odierno indagato». L’omicidio viene definito assurdo nel comunicato della Questura, tenendo conto che «in una città dove i furti d’auto si contano a decine, il motivo che origina l’episodio delittuoso sia proprio da ricercare in un fatto reato talmente diffuso da non preoccupare più nessuno, o meglio, da preoccupare solo chi, inserito in organizzazioni criminali, è tenuto al rispetto e ad essere rispettato in quanto mafioso e il ‘rispetto’ è imposto ad ogni sodale o ad ogni “promesso” quale risultava essere Giampiero Carvone».